Osmannoro, FdI e Casaggì: “In Italia non c’è posto per le banlieue”

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Continuano i commenti dei vari esponenti politici sugli scontri all’Osmannoro. Di seguito le parole di Francesco Torselli, consigliere comunale a Firenze per Fratelli d’Italia, e Marco Scatarzi, responsabile di Casaggì.

A Firenze, a Sesto Fiorentino, ma possiamo dire serenamente in tutta Italia, non c’è posto né per delle ‘Banlieue’ sul modello parigino, né tantomeno per zone in cui si possono impunemente issare bandiere nazionali straniere (peggio ancora se di stati discutibili come la Repubblica Popolare Cinese) in senso di sfida, come a dire: ‘cari italiani, qui non siete a casa vostra’. Ecco perché, oggi pomeriggio, abbiamo deciso di andare nelle strade teatro degli scontri di ieri tra alcuni immigrati cinesi e le forze dell’ordine ed affiggere, laddove erano state affisse le bandiere cinesi, l’unica bandiera nazionale che può e deve sventolare nelle nostre strade: il tricolore italiano.

Abbiamo voluto compiere questo blitz simbolico nell’area dell’Osmannoro, la zona industriale tra Firenze e Prato dove si trovano centinaia di capannoni gestiti da cinesi e dove questi ultimi si sono scontrati duramente con le forze dell’ordine nella giornata di mercoledì per sottrarsi a dei controlli, – spiegano Torselli e Scatarzi – perchè questa porzione di periferia rappresenta l’emblema di una comunità, quella cinese, che ha sempre rifiutato di integrarsi, vivendo nel disinteresse delle istituzioni secondo le propria regole e contribuendo attivamente al fallimento di molte attività storiche, falciate dalla concorrenza sleale, dall’evasione fiscale e dai ritmi di lavoro degni dello schiavismo. In queste periferie si lavora senza sosta anche alle quattro di notte; si mangia, si dorme e si fanno i propri bisogni accanto alla macchina da cucire sulla quale si fatica per 18 ore filate ed attorno alle quali, tra bidoni di colla e di solvente, giocano bambini di pochissimi anni.

Fratelli d’Italia e Casaggì denunciano da anni l’esistenza, tra Firenze e Prato, di aree territoriali nelle quali le leggi ed i diritti anche più elementari vengono sistematicamente violati, ma come sempre, i soliti buonisti, hanno finto di non sentire le nostre denunce. E adesso che la bomba è deflagrata, cosa ci diranno i nostri amministratori? Accetteranno supinamente l’illegalità diffusa di queste fabbriche, magari accanendosi contro l’italiano che non batte uno scontrino, oppure pretenderanno di sapere cosa avviene dentro gli stabilimenti cinesi che fino ad oggi sono stati a tutti gli effetti una zona franca? Continueranno a far finta di niente, o pretenderanno il rispetto delle regole anche da parte di questi signori?

“Gli scontri di ieri l’altro rappresentano un fatto estremamente grave: sono un segnale da non sottovalutare se non vogliamo che si creino delle ‘Banlieue’ anche a casa nostra. Issare la bandiera della Repubblica Popolare Cinese, che oggi abbiamo sostituito con il nostro tricolore, significa prendere possesso della sovranità territoriale di quelle periferie, che il nostro Stato non deve mai più lasciare a se stesse. E’ un primo assaggio della società multietnica che la sinistra di Renzi e Rossi ci vuole regalare: occorre fare appello alle forze sane del nostro popolo affinchè queste tensioni non finiscano col farci diventare, ancor più di adesso, ospiti a casa nostra. Se poi, qualcuno è nostalgico della vita nella Cina comunista, può sempre prendere il primo volo utile e tornarsene a casa propria”.

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