“Dopo 4 anni gli operai della Ginori si ritrovano davanti a una nuova situazione di crisi che mette in pericolo la continuità produttiva dell’azienda; gli 87 esuberi minacciati dai padroni di Kering (che nel 2016 ha elevato il giro d’affari del 6,9%, alla faccia della crisi) altro non sono che l’anticamera della chiusura. Una fabbrica con un terzo in meno di organico non può funzionare, è una legge. Quanto accade è una conseguenza inevitabile della crisi del sistema capitalista, che spinge i padroni allo smantellamento dell’apparato produttivo, a Sesto Fiorentino come a Piombino per le acciaierie o alla Piaggio di Pontedera, nella ricerca di nuovi ambiti dove valorizzare il proprio capitale. Il perdurare di un sistema di rapporti sociali e di produzione obsoleto sta all’origine del marasma che ci circonda, non solo a livello economico, ma anche politico, ambientale e sociale. Per questo ogni vittoria della classe operaia è parziale e temporanea in questa fase. Per difendere i diritti e le conquiste, si deve fare di ogni lotta rivendicativa una battaglia per accumulare forze per la costituzione di un governo di emergenza popolare, passaggio per far avanzare la rivoluzione socialista. Solo se la facciamo finita con il capitalismo, se passiamo dalla concorrenza e la guerra fra poveri alla collaborazione, possiamo migliorare. La lotta sindacale deve legarsi strettamente a quella politica!
E’ positivo che gli operai della Ginori ricomincino a uscire dalla fabbrica, per rompere l’isolamento e riprendere il cammino interrotto 4 anni fa. Serve per coordinarsi con le altre organizzazioni operaie e popolari che lottano sul territorio per trovare soluzioni agli effetti disastrosi della crisi, come le Mamme No Inceneritore e i Comitati della Piana, gli studenti e i disoccupati. Gli operai Ginori, per il loro ruolo storico nell’economia del territorio e soprattutto nella lotta di classe, devono mettersi alla testa di questo movimento e contribuire alla costruzione dell’alternativa politica necessaria. E’ l’obiettivo comune e unificante delle tante lotte rivendicative, che le rafforza a vicenda e contribuisce a costruire un’Amministrazione Locale di Emergenza, e successivamente un Governo di Blocco Popolare, che metta mano concretamente ai problemi delle masse popolari, costringendo chi si assume l’onore e l’onere di governare a essere conseguente a quanto dice. Il sindaco Falchi per essere realmente “alternativo” al PD, unico motivo per cui ha vinto le elezioni, deve usare ogni mezzo a sua disposizione per impedire la chiusura della fabbrica, a costo di rompere con le prassi della politica borghese! Deve essere in prima fila per la riapertura del museo, lasciato all’abbandono e del degrado e prima fonte di posti di lavoro utili e dignitosi: altro che licenziamenti!
La costruzione dell’alternativa politica è la sola via concreta per salvare la fabbrica e sostenere le lotte degli altri operai del territorio (nessuno si salva da solo). Si deve puntare a governare per cancellare le tante opere nocive e inutili che incombono su Sesto Fiorentino e sulla Piana fiorentina, per creare nuovi posti di lavoro con una produzione pianificata e sotto controllo operaio e popolare, come la raccolta porta a porta dei rifiuti e la manutenzione idrogeologica. Sono solo alcuni esempi del tanto lavoro che c’è da fare, per attaccare il 40% di disoccupazione giovanile e restituire a tutti il futuro luminoso che oggi, stante lo sviluppo della scienza e delle forze produttive, è assolutamente alla nostra portata e che ci viene negato dal persistere di una società sempre più alienante e distruttiva. La società socialista non è un bell’ideale o un sogno, ma una necessità che ci chiama tutti quanti alla lotta e al lavoro!”
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC) – Federazione Toscana