10 novembre 1946 – Le prime elezioni comunali del dopoguerra

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Palazzo Vecchio
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

10 novembre 1946 – Le prime elezioni comunali del dopoguerra

Le prime elezioni politiche del dopoguerra riservarono alla sinistra fiorentina una mezza delusione Complessivamente PCI, PSIUP e PdA ottennero il 52,2% dei voti. Un risultato sotto le aspettative soprattutto per quanto riguarda il Partito d’Azione che ottenne solo l’1,9 %. Nelle successive comunali il risultato fu migliore soprattutto per merito del PCI che fece un balzo di sette punti e conquistò la poltrona di sindaco con Mario Fabiani, di gran lunga il primo degli eletti in termini di preferenze. A lui toccò il compito di gestire la ricostruzione e di raggiungere il pareggio di bilancio risanando un disavanzo di 800 milioni di lire.

E quando in Palazzo
Vecchio, bello come un’agave di pietra,
salii i gradini consunti,
attraversai le antiche stanze,
e uscì a ricevermi
un operaio,
capo della città,
del vecchio fiume,
delle case tagliate come in pietra di luna,
io non me ne sorpresi:
la maestà del popolo governava (Pablo Neruda)

Fabiani era stato una grande protagonista dell’antifascismo. Condannato dal Tribunale Speciale aveva passato in carcere nove anni, dal 1934 al 1943. Durante il periodo dell’occupazione nazista ebbe il compito di organizzare a Firenze il grande sciopero del 3 marzo 1944 che ebbe un grande successo e contribuì in maniera decisiva a ridare fiducia alla classe operaia e al movimento partigiano. Nel dopoguerra, come dirigente politico, nonostante i tempi da guerra fredda, fu capace di valutazioni che potremo indicare come in anticipo sui tempi L’esperienza politica che l’aveva condotto nell’Unione Sovietica all’inizio degli anni ’30 non gli aveva lasciato un buon ricordo tanto che molte furono le critiche che rivolse anche in pubblico al sistema bolscevico:

Sono rimasto poco tempo nell’Unione Sovietica perché non ne potevo più. Sapevo che tornando in Italia sarei finito in galera, ma preferivo queste carceri: da quelle russe non sarei uscito vivo (Mario Fabiani)

Quando nel 1953 gli comunicarono la morte di Stalin, questa fu la sua reazione:

Era ora. E’ morto troppo tardi. E’ morto un dittatore (Mario Fabiani)

DANIELE NICCOLI

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