Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
12 dicembre 1913 – Serata futurista
Nel 1897 nella nuovissima piazza Vittorio Emanuele II (oggi piazza della Repubblica) i fratelli Reininghaus, fabbricanti di birra tedeschi, fondarono un elegante locale in cui i camerieri, in linea con la moda viennese, indossavano casacche rosse. La birreria divenne il punto di riferimento della comunità tedesca, ma era apprezzata anche dai fiorentini che però avevano un’evidente difficoltà a pronunciare il nome del locale che, per semplicità, fu allora ribattezzato caffè della Giubbe Rosse.
Nel 1911 il locale fu sede di uno storico parapiglia tra il fiorentino Ardengo Soffici e il milanese (d’adozione) Umberto Boccioni. Il primo aveva criticato con un linguaggio molto offensivo la prima mostra di arte libera, dove erano state esposte le opere futuriste dello stesso Boccioni, di Carlo Carrà e di Luigi Russolo.
Il 30 giugno 1911 un gruppo di milanesi, guidati da Filippo Tommaso Marinetti e dal fiorentino Aldo Palazzeschi fecero irruzione nel locale delle Giubbe Rosse dando luogo a un parapiglia che ebbe un seguito anche il giorno successivo alla stazione. L’inevitabile intervento dei carabinieri determinò l’arresto dei contendenti che furono rinchiusi in uno stesso gabbiotto.
Alla fine i bollori si raffreddarono e, paradossalmente, da tanto astio nacque una fruttuosa collaborazione che si concretizzò con la fondazione de Lacerba, la rivista ufficiale del futurismo diretta da Soffici e Giovanni Papini.
In questo clima di idilliaca collaborazione nacque l’idea di una serata futurista dal sapore provocatorio. Si tenne al Teatro Verdi il 12 dicembre 1913 e fu chiamata La battaglia di Firenze. I futuristi con i loro monologhi illustrarono lo spirito che guidava il movimento e come fosse loro intenzione svecchiare le accademie. Il clima in teatro si riscaldò rapidamente. Marinetti fu colpito da una patata, Carrà si prese in testa un’intera teglia di spaghetti al pomodoro. Niente a confronto con quello che successe con l’intervento di Papini irritante fin dal titolo: Contro Firenze passatista
Io che ho ben poca stima dei miei concittadini,
ma nello stesso tempo sono il più autorevole,
il più intelligente e certamente il più colto dei fiorentini… (Giovanni Papini)
Il pubblico, giunto per menar le mani, non si fece scappare l’occasione. Nacque una baraonda da cui i futuristi uscirono acciaccati e sporchi, ma con la consapevolezza di aver raggiunto l’obiettivo prefissato.
La vostra frenetica allegria mi dà piacere poiché segna un nuovo trionfo per il nostro movimento eroico. E certo che da più di cinquant’anni, non s’era mai vista tanta esuberanza di vita giovanile in questa vecchia fortezza del passatismo! (Filippo Tommaso Marinetti)
Daniele Niccoli
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