Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
24 marzo 1520 – L’ospedale degli incurabili
Nel 1494 il re di Francia Carlo VIII scese in Italia con un potente esercito con l’intenzione di appropriarsi del Regno di Napoli su cui vantava, a suo dire, diritti legati alla nonna paterna Maria d’Angiò. La sua discesa fu una cavalcata trionfale, ma, una volta giunto a Napoli nel suo esercito cominciò a diffondersi un misterioso morbo che, secondo la storiografia della medicina, rappresentò la prima epidemia di sifilide. Questo provocò un precipitoso e disastroso rientro in Francia durante il quale le truppe al soldo di Carlo VIII diffusero il morbo. Vista l’origine, tutti lo nominarono mal franzese tranne i francesi che preferirono attribuire la causa ai napoletani (la vèrole de Naples). Nonostante l’ottimismo circa l’esito della cura dimostrato da Guicciardini,
perché beendo del sugo d’un legno nobilissimo… facilissimamente se ne liberano (Francesco Guicciardini)
nei primi anni del Cinquecento la malattia causò milioni di morti. Non si conoscevano rimedi e il decorso, lento ma inesorabile, indusse a definire i malati come incurabili. I pazienti, maleodoranti e considerati contagiosi non erano accettati dagli ospedali e così, per dare una risposta all’emergenza, a Firenze religiosi e notabili appartenenti alla Confraternita della SS. Trinità decisero di fornire loro un ricovero separato.
A partire dal 24 marzo 1520 i pazienti furono alloggiati negli ospedali provvisori di Santa Caterina e di San Rocco, ma poi furono definitivamente ospitati in quello definitivo che sorgeva in via San Gallo di fronte alla Chiesa di San Giovannino dei Cavalieri di Santa Maria della Neve, sede della Confraternita stessa.
Negli anni, con l’acquisto di nuovi edifici dedicati agli incurabili, la struttura di via San Gallo assunse il titolo di Arcispedale. Nel 1588 l’ultimo discendente della nobile famiglia degli Angeni lasciò in eredità all’Arcispedale una casa da signore nel popolo di San Martino a Sesto. Esattamente nella zona detta baldracca.
Secondo l’Accademia della Crusca questo termine avrebbe assunto il significato odierno a causa di una bettola frequentata da meretrici in un’omonima località di Firenze, ma precedentemente avrebbe invece indicato una bastionata di legno utilizzata come mezzo di difesa. Ciò suffragherebbe l’ipotesi della presenza di un castello in quella zona di Sesto. La casa in questione, tutt’ora esistente, non fu mai adibita ad ospedale, ma data in concessione prima a Zanobi Cassi e poi a molte altre famiglie prima di essere acquistata dalla famiglia Fantechi. Gli storici ospedali di Sesto furono invece quelli di San Leonardo, di fronte all’attuale villa Corsi Salviati, quello dei SS. Jacopo e Filippo sull’attuale via Gramsci, all’altezza dell’incrocio con via Imbriani e l’ospedale di San Cristoforo sempre sulla stessa strada all’angolo con via di Querceto.
Daniele Niccoli
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