27 maggio 1993 – Strage dei Georgofili

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

27 maggio 1993 – Strage dei Georgofili

Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, a Firenze, una Fiat Fiorino imbottita di 250 di kg esplosivo fu fatta esplodere nei pressi della storica Torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l’Arno. La torre era la sede dell’Accademia dei Georgofili. Nell’ esplosione persero la vita 5 persone: Caterina Nencioni (50 giorni di vita), Nadia Nencioni (9 anni), Dario Capolicchio (22 anni), Angela Fiume (36 anni), Fabrizio Nencioni (39 anni); 48 persone rimasero ferite.

Oltre alla Torre furono distrutte moltissime abitazioni e perfino la Galleria degli Uffizi subì gravi danni. Tra il 27 e il 28 luglio altre tre bombe esplosero a Roma e a Milano provocando altri cinque morti.

Com’è stato dimostrato in seguito le esplosioni erano collegate tra di loro e rappresentavano la risposta del clan mafioso dei corleonesi all’applicazione dell’articolo 41 bis che prevedeva il carcere duro e l’isolamento per i mafiosi.

I processi, celebrati negli anni successivi, hanno disposto la condanna all’ergastolo per i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Giuseppe Graviano, Leoluca Bagarella e Francesco Tagliavia.

Le stragi del 1993 rappresentarono il disperato tentativo di Cosa Nostra di risolvere in maniera “politica” la sua guerra con lo Stato. Si trattava di indurre le istituzioni a una trattativa che portasse al raggiungimento di qualche forma di impunità.

Nel novembre 1993 il ministro della Giustizia Giovanni Conso fece decadere il regime del 41 bis per 373 detenuti. Disse che lo aveva fatto per indurre Cosa Nostra a interrompere le stragi. Molti osservatori lo considerarono invece un segnale di cedimento del tutto inopportuno.

I mandanti a volto coperto, come li definiva il Procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna, non sono mai stati identificati nonostante ci fosse la convinzione che Cosa Nostra fosse divenuta

compartecipe di un progetto disegnato e gestito insieme
ad un potere criminale diverso e più articolato  (Pier Luigi Vigna)

Due giorni prima della strage e di salire in cielo con i suoi familiari, Nadia aveva scritto questa poesia:

Il pomeriggio
se ne va
Il tramonto si avvicina
un momento stupendo,
il sole sta andando via (a letto)
è già sera tutto è finito. (Nadia Nencioni)

DANIELE NICCOLI

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