Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
5 febbraio 1959 – Si conclude la vertenza Galileo
La decisione del 14 novembre 1958 della direzione delle Officine Galileo di licenziare 980 operai su un totale di 2350 occupati determinò una decisa risposta delle maestranze che, il 9 gennaio1959, decisero di occupare la fabbrica. La reazione della proprietà fu immediata: 530 lettere di licenziamento e la denuncia di violazione di domicilio per gli occupanti.
La lotta delle maestranze della Galileo fu sostenute da tutta la città e in particolare dalla popolazione di Rifredi. Fra i più convinti sostenitori delle istanze degli operai fu don Bruno Borghi, il prete operaio che aveva già partecipato alle lotte della Pignone.
Borghi, all’inizio degli anni ’50, sull’esempio di alcuni preti francesi, aveva scelto di lavorare in fabbrica perché desiderava immedesimarsi nella condizione della classe operaia, unica soluzione secondo lui, per arrivare a quel rinnovamento della Chiesa che egli stesso predicava. In occasione della vertenza Galileo scrisse una lettera alla Commissione Interna in cui sosteneva che l’occupazione della fabbrica era moralmente lecita e in linea con gli insegnamenti del Vangelo. La lettera gli valse l’accusa d’istigazione con conseguente processo:
Ho scritto la lettera in piena coscienza e dopo aver a lungo meditato e pregato. Sono ancora oggi convinto della giustezza di quanto da me scritto. In sostanza per me il diritto al lavoro è un diritto naturale e perciò superiore ad ogni altra considerazione. Dal punto di vista morale – questo ho voluto dire nella lettera – le maestranze occupando lo stabilimento avrebbero commesso una cosa lecita, giacché avrebbero così difeso il loro lavoro. Mi rendo conto che in tale maniera io potevo determinare, o per lo meno contribuire a determinare le maestranze ad occupare la fabbrica: quello era in realtà il mio scopo. Don Bruno Borghi
Al termine del processo sia il cappellano che gli occupanti furono assolti.
Nel frattempo, il 27 gennaio la polizia aveva fatto irruzione nella fabbrica determinando la fine dell’occupazione e, come conseguenza, la proclamazione, dello sciopero generale per il giorno successivo da parte delle organizzazioni sindacali. Tutta la città scese in piazza a sostegno degli operai della Galileo scatenando la cruente repressione da parte delle forze dell’ordine. Un centinaio di persone rimasero ferite.
La lotta degli operai ottenne un primo modesto risultato con l’accordo, siglato il 5 febbraio 1959, con cui si prevedeva un incentivo all’esodo. La vicenda si concluse poi il mese successivo con un accordo definitivo che ridusse il numero dei licenziati da 980 a 366.
DANIELE NICCOLI
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