Non si placa il botta e risposta tra Lorenzo Zambini, consigliere del Partito Democratico in Città Metropolitana, e Alessandro Scipioni e Filippo La Grassa, consiglieri metropolitana della Lega. Riportiamo le parole degli esponenti leghisti in riferimento alla commissione Liliana Segre di cui aveva parlato precedentemente Zambini.
“Solitamente le sconfitte elettorali portano un soggetto e fanno maturare, dobbiamo ringraziare Lorenzo Zambini per averci ribadito che ogni regola ha la sua eccezione.
Il bon ton istituzionale si intende una certa eleganza. Nessuno ha detto che non può esprimere un’opinione, ma est modus in rebus. Di certo la demonizzazione dell’avversario non fa onore ad un politico di spessore. Ma ribadiamo le nostre preoccupazioni su commissioni che possono limitare la libertà di espressione.
Premettendo che siamo convinti assertore del non dover mai dimenticare la Shoah e del dover insegnare ai giovani ad avere una memoria ed un rispetto degli eventi che portarono al più grande genocidio della storia.
Massimo rispetto è in noi per Liliana Segre, a l’Istituzione della Commissione straordinaria per il contrasto del razzismo, dell’antisemitismo e dell’istigazione all’odio e alla violenza pone degli interrogativi.
Difficile stabilire quali discorsi sono accettabili e quali incitano solo all’odio. Andrebbero messe in galera buona parte delle icone tanto care alla sinistra che hanno invocato per anni la lotta di classe, l’odio verso i militari che fanno missioni all’estero, l’odio contro i padroni sfruttatori, il ritorno a Piazzale Loreto per un’interpretazione estensiva addirittura la locomotiva di Guccini ecciterebbe a quello che con gli standard moderni potremmo definire un terrorista che odia e vuol far saltare in aria un treno di persone più ricche.
A me farebbe errore impedire di cantare La locomotiva!
Adriano Sofri, guru della sinistra italiana, sarebbe imperdonabile se si leggesse solo una copia di lotta continua degli anni ’70, dove ammazzare i ragazzi del Movimento Sociale Italiano non era considerato un reato.
Non si deve limitare cosa un altro uomo può dire o non dire, perché si tratta di censurare. L’articolo 11 della carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea recita: ‘Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera’. Oppure la dichiarazione universale dei diritti umani che Art. 19: ‘Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere’. L’’art. 21 della Costituzione Italiana recita: ‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e
ogni altro mezzo di diffusione’.
La libertà di pensiero e di espressione non può essere soggetta a restrizioni e limiti arbitrari da parte di assemblee legislative o governi. Le cose più inquietanti avvengono quando si consente di superare questi limiti a coloro che governano.
I costituenti ed i trattati fondamentali dell’umanità vietano di intervenire sulla libertà di opinione, poiché se si consente un’assemblea legislativa o ad un giudice di decidere quali discorsi sono ammissibili o meno non si potrà poi vietare in futuro ad una stessa assemblea o ad un giudice di decidere sempre più restrittive limitazioni in base ad un arbitrio, cosicché da determinare un’ingerenza permanente dello Stato nei diritti fondamentali della persona.
Il governo non può proibire l’espressione di un’idea
semplicemente perché la società e il comune sentire la ritengono offensiva o spiacevole. Afferma con meravigliosa la coerenza della corte suprema americana.
Ci si riempie la parola con la famosa frase: ‘Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo’; ma pare che oltre ad attribuirla erroneamente a Voltaire, non se ne comprenda appieno il significato fondamentale.
Dovremmo in uno Stato civile essere pronti a morire perché una persona possa portare avanti un’idea che odiamo, invece siamo disposti adottare una legge che metterebbe in galera una persona che dice una cosa che non condividiamo.
Chi sceglie di dare al governante la possibilità limitare coloro i quali non condividono il suo pensiero, sceglie implicitamente di vivere nello stesso e dittature che tanto condanna.
Allora temo che sia vero quanto scritto da Diego Fusaro nel suo post su Facebook: ‘Ma davvero v’è qualcuno di così stolto da non aver capito che la questione di Liliana Segre – a cui va tutta la nostra solidarietà – è una vile strumentalizzazione del totalitarismo arcobaleno per criminalizzare il dissenso e la lotta contro l’ordine esistente? Siete così sciocchi da non avere inteso che in astratto si vuole punire l’odio razziale – che già è giustamente punito dalla legge – e in concreto si vuole delegittimare il dissenso, la lotta di classe e il sacrosanto odio verso i padroni? In galera chi non la pensa come vuole chi comanda’.
Peccato pensar male, però temiamo ci azzecchi“.