Assemblea sulla Richard-Ginori, Falchi: “Con accordo firmata pagina straordinaria della nostra storia”

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È stata affollata di cittadini l’assemblea pubblica dedicata alla vicenda del salvataggio della Richard Ginori che si è tenuta nella serata di venerdì 22 novembre presso la Biblioteca Ragionieri.

L’iniziativa è stata promossa dall’amministrazione comunale al termine del percorso, iniziato nel dicembre 2017, che ha permessoalla fabbrica di rimanere a Sesto Fiorentino.

Sul palco sono intervenuti i protagonisti della complessa trattativa che ha portato all’acquisizione dei terreni e al mantenimento dell’azienda a Sesto Fiorentino: Giovanni Giunchedi, già amministratore delegato di Richard Ginori, Bernardo Marasco, segretario CGIL Firenze, Gianfranco Simoncini, consigliere del Presidente della Regione Toscana per il lavoro, Claudio Vanni, responsabile relazioni esterne Unicoop Firenze, e Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino. Nell’occasione è stata ripercorsa l’intera vicenda che ha riguardato la fabbrica, a partire dal 2013 e dall’acquisizione da parte di Kering fino alla recente approvazione della variante “Salva-Ginori”.

In tanti momenti c’è stata paura, si è fatta largo l’idea che fosse arrivato per la prima volta il momento in cui Sesto avrebbe fatto a meno della sua manifattura – ha ricordato il sindaco Lorenzo Falchi nel suo intervento – A giugno 2016 questo è stato uno dei primi temi di cui siamo stati investiti. Tra i tanti aspetti che mi hanno colpito c’è stata senza dubbio la contraddizione clamorosa di avere un gruppo industriale intenzionato a investire nel futuro della fabbrica a cui veniva impedito di farlo. Siamo arrivati vicini a chiudere tante volte, ma poi è capitato che le banche facessero saltare tutto perché si era superata la trimestrale, tenendo una città, lavoratori e istituzioni col fiato sospeso. Mi sono vergognato che nel nostro Paese possa essere permesso alle banche di bloccare un’operazione simile senza conseguenze. La vicenda Ginori è stata una vicenda con passaggi tragici, ma anche bella, fatta di solidarietà, vicinanza e voglia di riscatto per il nostro territorio.

Con la conclusione dell’accordo, abbiamo sentito tutto il sollievo di non dover essere noi i testimoni di una tragedia. Quando abbiamo firmato quell’accordo abbiamo firmato una pagina straordinaria della nostra storia che non ci ha consegnato futuro già scritto, ma la possibilità di scrivere tutti insieme un futuro diverso. L’impegno che ci siamo presi già all’interno della variante e che ci vede sulla stessa lunghezza d’onda con Unicoop è quello di lavorare in tutti gli step procedurali tenendo informata la città. Racconteremo come si trasformerà quel quadrante che aveva previsioni urbanistiche ben più pesanti di quelle definite con la variante, che riduce di due terzi i metri quadri potenzialmente edificabili. Avremo un quartiere ridisegnato in un contesto che ruoterà intorno alla fabbrica e al museo”.

Giovanni Giunchedi, amministratore delegato di Richard Ginori dal 2016 fino a pochi mesi fa, nel suo intervento ha elogiato l’unitarietà di intenti da parte di tutti i soggetti coinvolti, dal Comune che è intervenuto sugli strumenti urbanistici per valorizzare il terreno, allo stesso investitore Kering che ha puntato con decisione sulla Ginori. “Eravamo arrivati ad una situazione di stallo – ha ricordato Giunchediche poteva portare ad alternative molto difficili. In questa vicenda c’è stata una grande coesione e questo è stato un elemento fondamentale per arrivare alla fine della trattativa”.

Marasco ha fatto un passo indietro, iniziando il suo intervento dalla difficilissima fase che ha preceduto l’acquisizione da parte di Kering: “La nostra battaglia è stata sempre affinché museo, marchio e lavoro rimanessero nello stesso posto – ha ricordato – E dovevano stare lì, tutti insieme, perché l’unica garanzia di futuro per la Ginori era rimettere insieme ciò che il fallimento aveva spezzettato: museo, lavoro e marchio. È stata una battaglia tra rendita e lavoro, impresa, cultura. L’operazione che abbiamo concluso su quell’area deve essere in grado di produrre uno sviluppo di qualità, deve essere rispettosa della battaglia abbiamo portato avanti. Mi sembrerebbe del tutto inappropriato mettere in collegamento quanti lavoratori si è salvato con quanti metri quadri si va a costruire, perché non sarebbe rispettoso di cosa abbiamo fatto”.

Non c’è crisi in Toscana in cui le istituzioni non siano state presenti – ha ricordato Simoncini nel suo intervento – Nella vicenda Ginori abbiamo fatto la nostra parte. La cosa assurda, a un certo punto, è che non c’era neanche l’idea di speculare, si era creata un situazione insensata difficile da spiegare. Ci siamo mossi con impegno, denunciando in maniera forte il comportamento di alcune banche, mentre gli interessi generali sparivano dietro cose incomprensibili. Ce l’abbiamo fatta. La Regione ha messo tutta se stessa affinché la Ginori rappresentasse la cartina tornasole dello sviluppo della Toscana, della connessione tra aspetto produttivo, storia e competenze”.

Decidiamo di intervenire perché sollecitati dalle istituzioni – ha spiegato Vanni per Unicoop – Abbiamo concluso un accordo trasparente basato sulla fiducia tra le parti, assumendoci un impegno economico prima di tutto per garantire il salvataggio della fabbrica. Siamo orgogliosi di aver fatto parte di questo accordo, la nostra cooperativa c’è, sarà presente e farà sì che quell’area viva le migliori prospettive possibili nel futuro. Nei prossimi mesi, col confronto con l’Amministrazione Comunale, valuteremo quali siano gli interventi migliori per l’area e per la comunità. Nessuno di noi intende realizzare un ipermercato, sarà un’attività rivolta al quartiere e cercheremo di farla più di pregio possibile. Non è tempo di megastrutture. Sarà un investimento compatibile con l’area, le esigenze delle persone e quello che il mercato richiede lì. Voglio rassicurare i sestesi che lì ci sarà una realizzazione di pregio e non invasiva”.

Comune di Sesto Fiorentino

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