Emergenza Coronavirus e mascherine: il punto con la Farmacia Rimaggio

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Farmacia-Rimaggio

La “scena”, ormai, la conosciamo bene. Persone in fila sul marciapiede, rigorosamente distanziate di almeno un metro, in attesa di entrare in farmacia. Per comprare cosa? Alcuni i classici medicinali, altri – la maggioranza – le famose mascherine. Sono loro l’oggetto del desiderio. Pochi giorni fa il governo ha imposto il prezzo calmierato di quelle chirurgiche a 50 centesimi più Iva. I problemi nella distribuzione, però, non mancano. Qual è la situazione a Sesto Fiorentino?

La settimana scorsa abbiamo intervistato Marinella Puccio ed Elena Campostrini, rispettivamente direttore generale e amministratice unica delle farmacie comunali. Adesso è il turno del privato. Abbiamo parlato con Michele Adamo, titolare della Farmacia di Rimaggio.

Il primo problema è stato garantire la sicurezza dei dipendenti. “Fin dall’inizio di marzo – spiega il nostro interlocutore – abbiamo dotato i lavoratori di mascherine e guanti e abbiamo installato gli schermi in plexiglas. Inoltre abbiamo contingento gli accessi con un’addetta a gestire gli ingressi e le uscite. In più i banchi sono stati ridotti, da otto a cinque“. Il numero dei farmacisti a contatto con i clienti è, quindi, diminuito di tre unità.  Ci sono state ripercussioni sull’orario di lavoro dei lavoratori della Farmacia di Rimaggio?  “Gli altri hanno goduto di ferie a turni. Chi non era impiegato in farmacia ha lavorato nell’allestimento e nella consegna a domicilio dei farmaci“. Punto importante quest’ultimo. L’emergenza Coronavirus, infatti, ha cambiato il modo di lavorare dei dipendenti. “Le consegne sono iniziate a marzo. – spiega Michele Adamo -. Il servizio prosegue tutt’ora, anche se le esigenze si sono ridotte rispetto a qualche settimana fa. Abbiamo effettuato circa 35-40 consegne domiciliari al giorno. E’ un lavoro molto faticoso”. 

L’emergenza sanitaria ha evidenziato la necessità e, ahi noi, la carenza dei dispositivi di protezione individuale. Michele Adamo sottolinea le difficoltà nel reperirli e i loro prezzi fuori mercato: “C’è stata una ricerca spasmodica dei DPI. All’inizio della crisi si trovavano poche mascherine, tra l’altro offerte a noi a prezzi vergognosi, siamo arrivati anche a proposte di 1,60 l’una. Appena sono riuscito a procurarmi mascherine a 80 centesimi, ho deciso di regalarne una a cliente. Mi è costato, ma in quel momento difficile dovevamo proteggere noi stessi e loro”.

A proposito di mascherine, quelle gratuite della Regione Toscana scarseggiano. Tante persone non le hanno ancora ricevute. “Ci vengono fornite nel pomeriggio, intorno alle 15. Inizialmente finivano già verso le 16-16.30. Nei primi giorni ci venivano forniti 250 pacchi di cinque mascherine, poi il numero è salito a 500. Questo significa che dobbiamo registrare 250 codici fiscali. Rispetto a qualche settimana fa la situazione è più tranquilla: mercoledì pomeriggio, ad esempio, non abbiamo terminato le scorte. Giovedì mattina avevamo a disposizione ancora trenta pacchi. In generale dico che serve fortuna perché le mascherine sono meno rispetto a quello che dovrebbero essere, ma ma la situazione si sta normalizzando“, dichiara Michele Adamo.

Stanno facendo discutere anche quelle al prezzo calmierato di cinquanta centesimi più Iva (22%). Pochi giorni fa Domenico Arcuri ha incontrato i distributori dei farmacisti. Il commissario ha annunciato che 19 milioni di mascherine arriveranno sugli scaffali delle farmacie italiane. “Mascherine al costo imposto dal governo non se ne trovano – chiarisce Adamo -. Quelle che avevo, le ho vendute a 50 centesimi più Iva. Quando il governo ha deciso il prezzo calmierato, io avevo già regalato una mascherina per cliente, quindi, per me, la situazione non è cambiata molto. I problemi fondamentali sono due. Prima di tutto non si trovano. In secondo luogo, i farmacisti, che stanno ricevendo continue visite da GDF e NAS, hanno il dovere di appurare la correttezza delle certficazioni, cosa non così semplice e scontata in questo periodo. “.

Con l’imposizione del prezzo alcune farmacie, come quella Della Stazione a Firenze, hanno deciso di sospendere la vendita per via della massiccia affluenza e perché vendere sottocosto è una rimessa d’impresa. “Un’azienda esiste – commenta Michele Adamo – quando è in grado di soddisfare i bisogni delle persone. In un periodo difficile è chiaro che i guadagni economici si contraggano. Il rischio più grande per un’impresa è quello di non avere più clienti. Ben venga qualunque attività che metta al centro i miei clienti e la mia azienda. La farmacia rappresenta una parte importante del territorio”.

Le conseguenze economiche dell’emergenza Coronavirus sono gravi anche per la Farmacia di Rimaggio. Con Michele Adamo abbiamo parlato anche di questo argomento: “A marzo c’è stata la corsa all’accaparramento dei dispositivi di protezione individuale, di farmaci e scorte. Da un punto di vista economico è stato un mese vantaggioso perché le persone avevano bisogno di generi di prima necessità. Una volta superate le prime due settimane della fase uno, la situazione si è stabilizzata e anche la nostra attività ha cominciato a risentirne. Con gli ingressi contingentati necessariamente il fatturato subisce una contrazione. Da metà aprile si sono cominciati ad avvertire gli effetti negativi. Le difficoltà si stanno accentuando nel mese di maggio”. 

Eppoi dopo 3 mesi di fatica, ansia, paura, stress, code, gel, mascherine, guanti, fiato corto….entra una cliente ed…

Publiée par Farmacia di Rimaggio sur Samedi 16 mai 2020

A conclusione dell’intervista, il titolare della Farmacia Rimaggio sottolinea la serietà con cui i suoi collaboratori hanno lavorato in questi mesi difficili: “Nonostante la paura e la preoccupazione di contagiarsi e di portare il virus a casa, sono stati eccezionali. Si sono messi sempre a disposizione della comunità. Pochi giorni fa una signora ci ha consegnato una lettera scritta a mano con la quale ci ha ringraziati per la vicinanza dimostrata ai clienti. Ci ha fatto venire le lacrime agli occhi”. 

STEFANO NICCOLI

 

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