“Qui giace la Roberto Cavalli. 1970-2020: ne danno il triste annuncio 170 dipendenti privati di sede e dignità e abbandonati dalle istituzioni“. Recita così lo striscione appeso a pochi metri dall’ingresso dell’azienda di moda, all’Osmannoro.
Lavoratori nuovamente in presidio e in sciopero, nella mattinata di mercoledì 17 giugno, in via del Cantone. La vicenda della nota maison è nota: il 20 aprile scorso il Consiglio d’Amministrazione ha comunicato la chiusura della sede di Sesto Fiorentino, con il trasferimento di 170 dipendenti a Milano a partire da settembre 2020. Per i sindacati, per il primo cittadino sestese Lorenzo Falchi, oltre che per i lavoratori ovviamente si tratta di licenziamenti mascherati. In Regione Toscana è stato istituito un tavolo di crisi, al quale si ritroveranno, lunedì 22 giugno, sindacati e azienda.
Intanto i vertici hanno fatto sapere che giovedì 18 giugno alle 23.59 scadrà il termine entro il quale i lavoratori dovranno comunicare se intendono usare o no le possibilità del piano sociale.
“Il presidio è la volontà di manifestare l’indignazione e la rabbia della Roberto Cavalli. Abbiamo, a più riprese, contestato la scelta dell’azienda che ha posto sul tavolo quello che noi abbiamo definito un ricatto, un licenziamento mascherato. Durante il tavolo di crisi faremo di tutto per mettere in discussione una scelta inaccettabile“, ha detto Luca Barbetti, segretario generale della Filctem Cgil Firenze.
Della vicenda Roberto Cavalli ha parlato anche Monia Monni, capogruppo regionale del Partito Democratico, in apertura di seduta: “Mi sembra importante mandare un segnale a chi oggi manifesta sotto lo striscione ‘La Cavalli è morta’. Quella della Cavalli è una scelta non condivisibile e, cosa ancor più grave, non discussa nel tavolo di crisi convocato dalla Regione“.
Giovedì 18 giugno nuovo sciopero e presidio di lavoratori e sindacati. Appuntamento dalle 9 alle 11 in via del Cantone all’Osmannoro.
STEFANO NICCOLI