Pochi giorni fa sono terminati i lavori di riqualificazione in viale Machiavelli a Sesto Fiorentino. Gli interventi non piacciono al Comitato per la tutela degli alberi che “accusa” l’amministrazione comunale di aver sostituito i pini con le querce fastigiate.
“Da quest’anno, per prendere il sole, non sarà più necessario andare al mare. Basterà recarsi a Sesto Fiorentino nel nuovo “Viale dei Birilli”, quello che un tempo si chiamava viale Machiavelli.
Potremo abbronzarci sdraiandoci sulla nuova pista ciclabile color sabbia bagnata, oppure, per gli amanti della sauna, sarà possibile recarsi nelle abitazioni antistanti i “birilli”, i cui proprietari avranno modo di valutare nel tempo la differenza fra i “fastidiosi pini”, che con le loro radici avevano rovinato il marciapiede oltre a qualche muretto, e le nuove Querce fastigiate.
La presenza di alberi non solo nei parchi, ma anche e soprattutto lungo le strade delle città è di vitale importanza, sia per la loro capacità di assorbire anidride carbonica e bloccare le polveri sottili sia per mitigare la temperatura, evitando le isole di calore che recano grandi danni alla salute (come ricordano le linee guida del Ministero della Salute) e rendono le città invivibili.
Sesto Fiorentino ha scelto le Querce fastigiate, più simili a birilli che ad alberi, nonostante che nel documento della Regione Toscana per la piantumazione e la qualità dell’aria, si sconsigli questa tipologia di piante “in quanto emettitori di composti volatili organici (COV), presentano un elevato potenziale di formazione dell’ozono e sono quindi da evitare in zone ad elevate concentrazioni di O3.”
L’esatto contrario di quello che la nostra città necessita anche tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione che, come ha dimostrato la vicenda Covid, risulta più sensibile alle malattie respiratorie.
I danni causati dagli alberi, sono, nel lungo periodo, decisamente inferiori ai benefici che possono apportare. I costi per la loro cura e/o sostituzione, sarebbero nel tempo stati abbondantemente recuperati, lasciando inalterato l’aspetto del viale.
Questo modo di progettare la città noi non lo condividiamo: una riqualificazione degna della più anonima periferia industriale.
La presunzione che rifacendo ex novo tutto il viale sia la scelta migliore dovrà fare i conti con quello che le generazioni future perderanno in qualità dell’aria e ombra che in questo periodo tutti cerchiamo. Tanto più a mezzogiorno. E i 200 metri di pista ciclabile non valgono certo la bellezza che la storia di quei pini poteva raccontare“.