Ricucire lo strappo con i cittadini. E’ questo l’obiettivo della politica secondo la calenzanese Lorena Passerotti. La candidata al Consiglio regionale per Toscana a Sinistra (a favore di Tommaso Fattori) nel collegio Firenze 4 (Piana) ha parlato nella serata di venerdì 11 settembre all’associazione Arzach in via del Casato a Sesto Fiorentino alla cena per festeggiare l’orto collettivo e la produzione di filiera.
“È solo prendendoci ognuno le nostre responsabilità che potremo cambiare la politica. Noi non vogliamo l’inceneritore, ma non è sufficiente dire che noi non lo vogliamo. Come non basta dire no alla produzione intensiva. È necessario che ognuno si prenda la responsabilità di fare nel suo piccolo quanto possibile per l’ambiente. Allo stesso tempo la politica non può prescindere dal rimettere al centro il territorio e la persona.
All’orto collettivo di Calenzano è quello che cerchiamo di fare: ripartire dal territorio, dalla terra per produrre cibo sano, come nella nostra tradizione Toscana. Allo stesso tempo cerchiamo di fare comunità tra di noi e integrando questi ragazzi del centro di accoglienza formandoli al lavoro . Tra tutti i problemi però ci troviamo a scontrarsi con alcuni fatti politici che mettono a rischio questa idea di comunità. Parliamo del problema ambientale, dell’inquinamento, ma anche del Decreto Salvini che impedirà ad alcuni dei nostri ragazzi di avere una prospettiva di futuro. E del nostro futuro con loro.
L’orto è un’esperienza sperimentale in cui si uniscono una serie di fatti: recupero del territorio e produzione di cibo sano. Attraverso questo lavoro stiamo costruendo una comunità di pari dove le nostre origine diverse diventano un valore aggiunto, quindi uno spazio vissuto con persone di origine e età diverse.
Noi pensiamo che la politica dovrebbe rimettere al centro le persone ridando gli spazi di decisioni ai abitanti dei territori che sanno come vive il territorio. Se negli anni sono nati tanti movimenti anche oppositivi è perché la politica si è sempre più allontanata dai territori e cala decisioni dall’alto, da Roma o da Piazza Signoria, senza neanche prendere in considerazione l’opinione dei cittadini e di chi sui territori ci vive. Ma chi sa realmente cosa è necessario e giusto realizzare nel territorio? In definitiva a chi appartiene?”.