Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
16 luglio 1101 – Il ritorno di Pazzino e lo scoppio del carro
Nel 1097 Goffredo di Buglione, Duca della Bassa Lorena, partì con i suoi crociati alla volta di Gerusalemme che prima fu posta sotto assedio e poi finalmente espugnata il 15 luglio 1099. Secondo la tradizione fu il fiorentino Pazzino de’ Pazzi a salire per primo sulle mura della Città Santa dove pose la bandiera dei Crociati. Per quest’atto di valore Goffredo di Buglione gli regalò tre schegge del Santo Sepolcro.
Secondo gli storici, dopo la liberazione di Gerusalemme, in occasione del Sabato Santo, proprio con le pietre del Santo Sepolcro fu acceso un fuoco purificatore che fu distribuito a tutti i Crociati.
Quando Pazzino fece ritorno a Firenze, il 16 luglio 1101, importò questa usanza che è sopravvissuta fino ai nostri giorni. Il cero pasquale, che dovrebbe purificare i peccati di tutti i cittadini, viene acceso sempre da quelle tre schegge che inizialmente furono conservate nel Palazzo de’ Pazzi e poi nella Chiesa di Santa Maria Sopra a Porta detta anche San Biagio.
Il 27 maggio 1785 le pietre furono trasferite nella chiesa dei Santi Apostoli in piazza del Limbo, dove sono conservate in un tabernacolo in maiolica policroma realizzato da Giovanni della Robbia.
Dalla fine del Trecento il trasporto del fuoco Santo fino alla cattedrale avviene grazie ad un carro da cerimonia trainato da due buoi. L’allestimento del Carro inizialmente fu affidato alla famiglia Pazzi, ma questo privilegio cessò nel 1478 dopo la Congiura che porta il loro nome.
La cerimonia fu affidata ai consoli di Calimala e il cero fu sostituito dal porta fuoco. Il carro è costituito da tre ripiani ed è alto ben 9 metri. L’altezza ne determina, durante il trasporto, un incedere piuttosto sgraziato e questo gli ha valso l’appellativo bonario di Brindellone.
Alle dodici del giorno di Pasqua il sacro fuoco mette in azione una colombina che dall’altare del Duomo raggiunge il Carro innescandolo. Dopo pochi secondi ha inizio un gioco di fuochi di artificio che prevede sibili, scoppi e una girandola che, al termine dei suoi giri, scoppia aprendosi come i petali di un giglio facendo apparire quattro piccoli gonfaloni con le insegne di Firenze, della famiglia Pazzi, dell’arte della Lana e dell’ONU.
La festa dello scoppio del Carro ha sempre richiamato una gran folla di gente. Ora sono soprattutto i turisti a godere dello spettacolo, ma nei secoli scorsi erano i contadini dalla campagna fiorentina che si recavano in città per assistere alla cerimonia. Dal felice esito della corsa della colombina, traevano gli auspici per il raccolto.
DANIELE NICCOLI
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