Calamandrei: finita l’occupazione gli studenti traggono le conclusioni

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Nella giornata di venerdì 19 novembre abbiamo terminato l’occupazione del Calamandrei. Tanto è stato detto su di noi, adesso vogliamo dare la nostra visione di quanto accaduto durante la settimana.

Sono stati giorni complicati che ci hanno messi alla prova come comunità studentesca. Al Calamandrei non esisteva un collettivo, ma nonostante ciò ci siamo impegnati tutti quanti per portare avanti un tipo di lotta sicuramente duro e al di fuori della legalità, ma non per questo illegittimo. Siamo giovani e dobbiamo lottare, ribellarci con qualunque mezzo possibile. Durante l’occupazione, abbiamo creato dei comitati addetti alla gestione delle assemblee, alla sicurezza, alla pulizia e alla preparazione di pranzi e cene, i quali hanno lavorato costantemente per garantire serenità e ordine. Cogliamo l’occasione per ringraziare il circolo ARCI di Quinto Basso “La Costituzione”, che ci ha dato a disposizione cucina e materiale.

Non vi è mai stata l’interruzione forzata della didattica, i ragazzi hanno sempre avuto la possibilità di scegliere autonomamente se partecipare all’occupazione o fare lezione, e la maggioranza ha scelto per la prima. Poco importa che in tanti siano rimasti a casa: la scuola non dovrebbe difendere queste persone, dovrebbe anzi insegnare ad essere partecipi e partigiani. Ci teniamo a specificare che la presidenza ha fatto in modo che ci fosse, da parte delle famiglie dei ragazzi, una percezione di un ambiente scolastico caotico e poco sicuro, dipingendolo così tramite ripetute minacce e pressioni sui ragazzi, non solo dell’organizzazione dell’occupazione, ma anche sui più piccoli che ad essa hanno partecipato, e con la pubblicazione di circolari nelle quali si esortava a desistere da questa pratica.

Ovviamente tutto ciò era non veritiero, in quanto l’atmosfera dell’intera occupazione è stata resa, attraverso il lavoro e l’attenzione di tutti i ragazzi, priva di pericoli e pacifica. Sono stati mandati alcuni professori a cercare i propri alunni, col fine di minacciare provvedimenti da parte dei consigli di classe. L’atteggiamento da parte della dirigenza è stato sempre repressivo ed essa non ci ha aiutati in alcun modo a mantenere l’armonia all’interno della scuola, contribuiva anzi a fomentare l’agitazione. I vari incontri avuti col preside e anche quello con il sig. Curtolo, sono stati sempre poco proficui per via dell’atteggiamento di superiorità e paternale da loro tenuto. Il sig. Curtolo si appellava al rappresentante d’istituto chiamandolo “bellino”, puntando il dito e ridendo in faccia, ci ha paragonati ai temibili “anarchici insurrezionalisti” che “si mettono il passamontagna, lanciano le molotov finendo in galera”. Pretendevano che presentassimo una proposta organica su come entrare a scuola in sicurezza senza scaglionamento, non tenendo in conto che noi rileviamo solo le difficoltà, non essendo il nostro compito quello di risolverle. Infine, dopo aver concordato lo sgombero, ci sono stati richiesti 732 euro per pagare la sanificazione dei locali occupati, ai quali, ci teniamo a sottolineare, non è stato arrecato nessun danno, cosa che al Rodolico occupato è stata pagata dalla scuola. Un gesto che non è sembrato altro che un tentativo di gettare ulteriore discredito verso questa occupazione e tutto ciò che essa rappresenta.

Le uniche istituzioni che si sono realmente mosse per aiutarci sono il comune di Sesto Fiorentino nella persona di Lorenzo Falchi e il consigliere del consiglio della città metropolitana Enrico Carpini, i quali ci hanno mostrato come il Calamandrei sia una delle poche scuole per le quali non sono stati previsti interventi sostanziali in edilizia, ma solo interventi minimi in carico alle scuole, e quindi verrà da loro svolta un’indagine per capire il motivo di questo e chiedere maggiori fondi.

Alcune cose sicuramente non hanno funzionato, troppi ragazzi erano recidivi al tenere la mascherina nonostante i richiami, le assemblee in palestra non sono andate come avremmo voluto, ma siamo comunque riusciti ad utilizzare quello spazio per attività sportive che riteniamo importantissime: sport, svago e socialità sono tre punti fondamentali che non vengono mai messi in primo piano. L’ambiente creatosi durante l’occupazione ha aiutato tanti ragazzi ai quali solitamente la scuola crea ulteriori disagi a sentirsi meglio, lavorando per qualcosa di più grande di sé stessi in comunità. Non siamo riusciti ad elaborare una nostra visione organica della scuola italiana e delle prospettive che ci proponiamo, però tramite quest’occupazione molti ragazzi hanno scoperto, trovandosi in un contesto mai vissuto, i veri valori della collaborazione, dell’unione e della responsabilità durante i momenti di forte pressione, acquistando anche un atteggiamento maggiormente cosciente in ambito politico, comunemente scarseggiante in precedenza.

Tutto sommato è stata un’esperienza formativa e di lotta importante e tutti ne siamo usciti migliori. Continueremo a lavorare affinché cambi qualcosa, sempre collettivamente, perché divisi siamo niente e uniti siamo tutto!

RIEN DE RIEN JE NE REGRETTE RIEN

Assemblea degli studenti del Calamandrei occupato

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