28 dicembre 1871 – Meucci e il brevetto del telefono

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La Pergola 2
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

28 dicembre 1871 – Meucci deposita il brevetto del telefono

Amatis Meucci era un impiegato del Buongoverno Toscano quando nel 1808 ebbe il primo dei suoi nove figli, Antonio. Nonostante le difficoltà economiche riuscì a far studiare il figlio per sei anni presso l’Accademia delle Belle Arti dove Antonio ebbe modo di acquisire anche quelle nozioni di fisica, acustica ed elettrologia che risultarono estremamente utili per i lavori che svolse da adulto.

I primi anni di lavoro non furono fortunati, alcune presunte negligenze portarono il Meucci addirittura in carcere. Nel 1834 fu assunto al teatro de La Pergola come assistente del capo macchinista. Questo nuovo impiego gli consentì di applicare le nozioni apprese arrivando a realizzare un telefono acustico che permetteva, senza disturbare lo spettacolo, la comunicazione tra il palcoscenico e gli addetti al cambio delle scene che stavano venti metri più in alto. Questo telefono è tuttora in uso.

Nel 1835, perdurando i problemi con la giustizia,  Antonio Meucci accettò l’offerta di un impresario teatrale cubano che scritturò una troupe italiana per il più importante teatro dell’Avana. Fu a Cuba che l’intraprendente fiorentino, durante alcuni esperimenti di elettroterapia, scoprì la possibilità di trasmettere la voce per via elettrica. Negli anni successivi Meucci mise a punto l’invenzione, ma nel frattempo essendo scaduto il contratto con l’impresario cubano, il tecnico fiorentino fu costretto a trasferirsi a New York. Qui Meucci impiantò una fabbrica di candele steariche, ma fu un flop clamoroso. Nonostante le difficoltà economiche il 28 dicembre 1871 depose i dettagli della sua scoperta all’ufficio brevetti:

L’invenzione consiste in un diaframma vibrante e in un magnete elettrizzato da un filo a spirale che lo avvolge. Il diaframma vibrando al suono delle parole, ad ogni vibrazione altera la corrente del magnete. Queste alterazioni di corrente trasmettendosi all’altro capo del filo imprimono analoghe vibrazioni al diaframma ricevente riproducendo la parola. (Antonio Meucci)

Servivano però 250 dollari che i soci in affari decisero di non anticipare. Meucci si accontentò allora di presentare, per la somma di dieci dollari, un caveat, una sorta di brevetto a termine con la validità di un anno. Il perdurare delle difficoltà economiche gli consentì di rinnovare il caveat solo per due anni e così il 6 febbraio 1867 Graham Bell presentò la richiesta di un brevetto di telefono del tutto simile a quello di Meucci.

Ebbe così inizio una complicata e vergognosa vicenda giudiziaria per stabilire la priorità della scoperta. Soltanto nel 2002 il Congresso degli Stati uniti d’America proclamò come unico inventore del telefono il fiorentino Antonio Meucci che era morto povero in canna nel 1889, mentre Bell, che ne aveva sfruttato l’inventiva, si era costruito un impero finanziario.

 

DANIELE NICCOLI

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