Nel silenzio più assoluto la Richard Ginori continua lentamente a perdere vigore. La forza lavoro svanisce assieme alla storia che è scritta nel suo marchio.
Stiamo assistendo ad un declino che mostra l‘impotenza della politica, del sindacato ed anche di una città che osserva inerme la progressiva riduzione del numero degli addetti e al degrado di un museo che conserva le radici sestesi.
Dai circa 300 lavoratori in forza prima del fallimento siamo passati ai 250 attuali ai quali nei prossimi giorni sarà applicato un contratto di solidarietà che comporterà una riduzione dell’orario di lavoro del 50% nella attesa di veder arrivare nuove commesse. Non solo: qualcuno verrà “accompagnato” alla pensione e altri all’uscita volontaria.
L’obiettivo dei dirigenti dell’azienda è di ridurre il personale di 87 unità. Così le chiamano.
Noi preferiamo chiamarle persone che altro non chiedono di avere un lavoro che consenta loro di vivere dignitosamente.
La Kering, società proprietaria della Richard Ginori, dopo aver investito diversi milioni per risollevare i bilanci e far ripartire l’azienda, sembra rassegnata alla crisi del settore della porcellana di qualità, preferendo indirizzarsi nella produzione dell’oggettistica di lusso sfruttando la potenzialità del marchio conosciuto in tutto il mondo.
Certo, il non aver avuto risposta alla disponibilità all’acquisto dei terreni e degli immobili nei quali si svolge la produzione, non ha creato le condizioni per rilanciare l’azienda con l’acquisto di nuovi macchinari e l’eliminazione di quelli obsoleti come era stato programmato.
Un lento svilimento che non avremmo voluto vedere mentre auspicavamo una maggior attenzione almeno da parte del consigliere del sindaco per le politiche culturali Tomaso Montanari che forse nessuno ha mai avvisato dell’incarico a lui assegnato.
La sua presenza e la sua sensibilità storica e culturale avrebbero potuto attivare una serie di iniziative virtuose come eventi, mostre e dibattiti per suscitare interesse attorno alla fabbrica e al suo museo destando quell’attenzione necessaria a trovare nuove idee e soluzioni sia per i lavoratori che per salvare la storia della nostra città.
Invece, ancora nessuna iniziativa da parte dell’amministrazione comunale.
Fabbrica e museo sono due realtà inscindibili se vogliamo che il lavoro non venga ridimensionato e trasferito. L’una integra l’altro e viceversa.
Alternativa Libera Sesto Fiorentino crede che i lavoratori della Richard Ginori e la città meritino un rispetto diverso da questa indifferenza. Per questo, ci siamo attivati con i nostri parlamentari presentando una nuova interrogazione al Ministro dei beni e delle attività culturali.
La sirena deve continuare a suonare.
Alternativa Libera Sesto Fiorentino