Rivolta comunità cinese: manca l’interprete e salta l’udienza del processo

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Rinviato al prossimo 11 luglio, perché mancava l’interprete, il processo scaturito dalla rivolta dei cinesi contro le forze dell’ordine durante un controllo della Asl ai capannoni di Osmannoro di Sesto Fiorentino (Firenze) nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2016. Imputati, due orientali: sono il titolare della ditta che veniva controllata e un connazionale che all’interno stava allestendo un espositore di merce. Entrambi devono rispondere di resistenza a pubblico ufficiale; l’imprenditore anche per lesioni avendo morso a un braccio un agente. L’udienza si presentava piuttosto ricca: dovevano essere sentiti gli ultimi testi dell’accusa, i due imputati e tre testi della difesa. Ma sono quasi tutti cinesi e sarebbe servito l’interprete per agevolare la comprensione della lingua nella trattazione delle questioni.

Da fonti legali si spiega che l’interprete era stata regolarmente convocata dal tribunale. Ma al momento dell’udienza non c’era e ormai, anche per lo slittamento di altri processi, era tardi per reperire un’altra professionista e sostituirla in tempo. Il processo è stato quindi rinviato all’estate. Nella vicenda il clamore e la protesta che partirono dalla ditta portarono a Osmannoro alcune centinaia di cinesi attraverso un tam-tam. Vennero fronteggiati dalle forze dell’ordine per ore. Il titolare della ditta era sentito vessato dall’accertamento, che pure non stava rilevando gravi irregolarità e che le autorità italiane giudicarono di routine. Nonostante questo ci fu una vasta protesta. Ora il processo con due imputati.

Ansa

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