DoBank si difende dopo aver rifiutato la proposta di Richard Ginori per l’acquisto del terreno della fabbrica di Sesto Fiorentino, mettendo a rischio il rilancio dello storico gruppo di porcellane. In una nota, l’istituto che si occupa di recupero di crediti deteriorati, ricorda che poco più di sette anni fa, nel luglio del 2010, il complesso immobiliare era stato valutato 33 milioni di euro da un perito del Tribunale di Prato e che, nel febbraio del 2012, è andata deserta un’asta pubblica al prezzo di 22,7 milioni.
Richard Ginori, durante l’incontro di ieri al Ministero dello Sviluppo Economico, ha confermato un’offerta di 4,5 milioni, “già precedentemente rifiutata” da doBank “in considerazione del valore del bene e del canone annuo corrisposto”. Il gruppo guidato da Andrea Mangoni ha comunque ribadito, come già fatto in passato, “la propria disponibilità a portare avanti la trattativa sulla base del valore reale dell’immobile“.
In ogni caso, secondo doBank, Richard Ginori “può legittimamente continuare ad esercitare la propria attività all’interno dell’immobile” in quanto lo stesso è in locazione alla società, che paga un canone annuo di 900 mila euro. Richard Ginori aveva definito “incomprensibile” la decisione di doBank, sottolineando come la stessa mettesse “seriamente a rischio la prosecuzione dell’attività aziendale” del gruppo rilevato dai francesi di Kering, che si stanno occupando del suo rilancio. Lo ‘strappo’ di doBank ha sollevato dure critiche da parte delle istituzioni locali, a partire dal governatore della Toscana Enrico Rossi, e dei sindacati.
Ansa