Richard-Ginori, Falchi: “Il tempo sta scadendo. Trovare una soluzione entro la fine dell’anno”

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Otto ore di sciopero e occupazione della Richard-Ginori. Nuova protesta dei lavoratori della storica manifattura di Sesto Fiorentino nella mattinata di martedì 7 novembre.

Il motivo – si legge in una nota dei sindacati confederali – è chiedere con forza che si realizzi il piano di rilancio promesso dall’azienda a cominciare dall’acquisizione dei terreni“.

Il presidente Rossi ha parlato col ministro Calenda chiedendo l’impegno forte del ministero per dare certezza ad un’azienda che rappresenta la storia della manifattura del nostro Paese – ha detto Gianfranco Simoncini, consigliere del presidente Rossi per i problemi del lavoro -. Il ministero sta lavorando, noi riteniamo che si debbano fare tutti gli sforzi affinché entro la fine dell’anno la vicenda si chiuda positivamente e quindi vi possa essere l’acquisto da parte di Ginori del terreno sul quale svolge la propria attività perché è la base per poter mettere in campo nuovi investimenti che diano tranquillità e futuro ai lavoratori e alle imprese. Se offerta e domanda sono ancora distanti? No, ora il problema è la chiusura complessiva del quadro“.

Il tema dei terreni è quello principale, ma non è l’unico. Noi chiediamo all’azienda di capire che c’è un pianto industriale che va attuato. Quindi ci sono anche i temi della produzione e degli investimenti – ha aggiunto Mirko Zacchei della Femca Cisl -. Questa è la fase più importante che, però, ad oggi è completamente bloccata da questa vicenda. I lavoratori hanno così deciso di bloccare lo stabilimento con otto ore di sciopero. Noi ci aspettiamo risposte importanti da un tavolo che non è qui, ma a Roma. Le autorità non hanno mai fatto mancare la loro presenza. Fin quando non c’è una firma su un accordo, la situazione d’incertezza rimane e non aiuta perché qui c’è da produrre. I lavoratori sono in solidarietà da mesi. A livello sindacale quello che c’era da fare, è stato fatto. Gli unici che hanno fatto il proprio dovere, ad oggi, sono stati i lavoratori e i sindacati che hanno firmato un piano di solidarietà. Il resto latita. La cruda verità è questa“.

Basta. Siamo ancora in attesa del progetto industriale che dovrebbe caratterizzare il rilancio della Richard-Ginori che ha come pre condizione l’acquisizione dei terreni, ma ancora non si vede la luce – ha proseguito Bernardo Marasco della Filctem Cgil -. E’ un appello alla responsabilità per tutti. Ogni giorno che passa è un giorno in cui si ritarda la possibilità di mettere in atto il progetto di rilancio. Questa immobilità non è più tollerabile. Le istituzioni stanno dando grande supporto a questa vicenda. Al ministero il tavolo è riaperto dalla fine di settembre, ma noi non abbiamo ancora saputo niente. Non possiamo più aspettare. Anche sulla vicenda del museo non c’è risposta. Vorremmo che queste vicende andassero a posto domani“.

Appena ho saputo dello sciopero sono venuto qui per portare il mio saluto e la mia solidarietà ai lavoratori. E’ un atto scontato – ha dichiarato il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi -. Sono convinto che quando si arriva a decidere l’ennesimo sciopero e l’ennesima occupazione della fabbrica significa che per lavoratrici e lavoratori la misura è colma, ma questo lo sapevamo già. C’è la necessità impellente di avere certezze sul proprio futuro lavorativo. I tavoli sono aperti. Siamo agli sgoccioli. Entro la fine dell’anno va trovata una soluzione. L’unica soluzione che noi prendiamo in considerazione è quella che determini lo sblocco della vicenda e l’acquisto dello stabilimento e dei terreni. Spero che le prossime settimane siano quelle decisive, il tempo sta scadendo. Non ci sono dubbi che questo stabilimento abbia una vocazione industriale e così dovrà restare. Qualsiasi ipotesi urbanistica in quest’area non può che tenere conto della Richard-Ginori“.

Abbiamo fatto un’assemblea questa mattina con i lavoratori che hanno votato per lo sciopero e l’occupazione della fabbrica – ha concluso Giovanni Nencini dei Cobas -. All’attenzione di tutti c’è la vicenda dei terreni che si sta trascinando avanti da tempi biblici. La parola d’ordine di oggi è basta, ci siamo stufati. I lavoratori, però, scioperano e occupano anche per dire all’azienda che la vicenda dei terreni non è la fine, ma l’inizio di una discussione che dovrà continuare per quanto riguarda il piano industriale. Tutto passa dai terreni, ma l’azienda ha bisogno di un rilancio e il rilancio passa da un piano industriale che, secondo noi, presenta delle lacune e che dovremmo discutere insieme all’azienda. Dovremo convincerla a modificarlo. I lavoratori sono circa 250, lo sciopero è andato benissimo, hanno aderito tutti a dimostrazione di quanto il momento sia delicato e sentito dai dipendenti“.

Com’è noto, all’inizio di settembre DoBank, una delle banche creditrici della Ginori Re Spa, proprietaria del terreno, aveva respinto la proposta avanzata dal gruppo Kering, titolare della Richard-Ginori, per l’acquisto del terreno dove oggi sorge la fabbrica (LEGGI QUI).

In seguito al dietrofront di DoBank, il 14 settembre scorso i dipendenti della Richard-Ginori avevano indetto uno sciopero, iniziato davanti ai cancelli della fabbrica e proseguito in viale Lavagnini a Firenze, sede delle banche.

STEFANO NICCOLI

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