Un’iniziativa per smuovere le coscienze: così il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, ha definito la manifestazione tenutasi in piazza IV Novembre per chiedere al governo italiano e agli organismi internazionali di farsi promotori di un percorso di edizione tra le parti coinvolte nel conflitto siriano.
“Restiamo umani rispetto ad un mondo che l’umanità sembra averla totalmente persa“, ha detto il primo cittadino.
54 associazioni che operano sul territorio comunale hanno aderito e animato il raduno che si riprometteva di rompere il muro di silenzio che sembra essere calato sulle guerre che si stanno combattendo nel mondo.
Sono state ricordate la parole di Papa Francesco che ha richiamato all’uso adeguato dei luoghi della diplomazia. L’assessore Camilla Sanquerin ha condannato il silenzio dell’Europa che, nata dalla volontà di non far rivivere ai propri cittadini l’orrore della guerra, ora tace e vergognosamente non prende posizione nei confronti di una guerra che in Siria ha prodotto più di 500mila morti e più di cinque milioni di profughi.
I volontari di Emergency hanno letto alcune testimonianze:
“Ero a Kandar quando sono iniziati i bombardamenti da parte degli occidentali. Una notte la casa è esplosa, mio figlio e io eravamo abbracciati. Lui non ha urlato. Io invece ho emesso un grido animale. Sentivo il sangue scivolarmi lungo le gambe e speravo che fosse il mio. Non lo era. Ho chiesto a Dio di mandare un’altra bomba ad uccidermi, ma sentivo di non farcela e invece già correvo in cerca di aiuto. Il mio bimbo vivrà senza le gambe, urla tutto il giorno, si lamenta tutta la notte. Ho affidato la mia lettera ad un’amica che è scappata in Europa. E’ una lettera per gli italiani: ‘Non credo che nessuna delle belle persone che ho incontrato lì in Italia avrebbe voluto pagare con le sue tasse la bomba che ha tolto le gambe e la speranza a mio figlio eppure questa bomba l’avete pagata voi'”.
Protagonisti dello splendido pomeriggio anche i bambini, cittadini del mondo, che orgogliosamente hanno sventolato le bandiere con il simbolo della pace.
Lo scriba si permette infine una nota amara in merito alla partecipazione della cittadinanza: potevamo essere molti di più. Certo tutti impegnati in cose molto importanti, ma probabilmente impossibili senza la PACE.