Sesto Fiorentino sui giornali:
Budella di maiale preparate al modo di Spartaco della Trattoria “La Gioconda” di Panicaglia, roventini alla maniera di Gigi de’ Pallai (Luigi Acciaioli) che aveva la bottega sulla Strada, chiocciole e poi ancora lampredotto, trippa, stufato di pelliccia (quello con molte patate e poca ciccia) e chissà quante altre prelibatezze i sestesi gustarono in quel piovoso 9 novembre del 1980.
Le cronache riportano i consumi: quattro quintali e mezzo di budella (volate via come il vento), cento chili di sangue di maiale, due quintali fra trippa e lampredotto, quattromilaottocento chiocciole. Sono alcuni dei numeri della manifestazione organizzata dall’Associazionismo Sestese in occasione della Biennale Enogastronomica Toscana. Riportati evidentemente da un giornalista non sestese e quindi ignaro del fatto che i sestesi, come dice un vecchio detto, le budella le misurano a braccia e non a chili.
io un vo’ di’ che a sesto vu sia della gentaccia, però il companatico vu lo misurate a braccia
La manifestazione non si chiuse quella domenica. Durò dieci giorni e chi pensò di aumentare ancora il livello dei trigliceridi trovò soddisfazione nei ristoranti e nelle trattorie di Sesto.
Chi proprio non riuscì a soddisfare il palato in quella circostanza ebbe comunque modo di rifarsi a febbraio quando si tenne la tradizionale Sagra delle Budella e del Roventino.
Sfogliando i giornali dell’epoca rimane un dubbio che speriamo i nostri lettori possano fugare: si parla di biennale ma notiamo che dal 1980 si passò direttamente al 1983. Cosa successe?
Tre anni fu forse il tempo necessario per reperire i ranocchi o per preparare i sommommoli?
E qui chiedo di nuovo soccorso ai lettori perché nella lingua che ho parlato per 56 anni il sommommolo non è altro che un cazzotto mentre l’ignoto giornalista de La Nazione mi vuol far credere che si tratti di un “cencio”. Mah!
Daniele Niccoli