Premio Levriero per Ugo Brilli, l’intervento di Galletti (Pd) in consiglio comunale

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Oggi è una bella giornata per il Consiglio Comunale. La presenza di Ugo Brilli, infatti, rende più densa l’atmosfera di questa aula e conferisce maggior significato alle giornate di celebrazioni svolte in questo Comune per il 74 esimo anniversario dalla liberazione di Auschwitz da parte dell’armata rossa. Per questo abbiamo accolto con molto piacere la proposta dei consiglieri Quercioli e Gandola di consegnare a lui, quest’oggi, il premio Levriero.
La vita di Ugo, che si trova campigiano quasi per caso, molti anni fa, è un esempio di resilienza fuori dall’ordinario che va oltre il periodo della guerra. Un esempio ricco di insegnamenti.
La sua storia durante il secondo conflitto mondiale, seppur accumunata a tanti altri destini messi a dura prova in quegli anni tragici, ha dei tratti unici che meritano il riconoscimento conferito oggi.
Ugo faceva parte di quelle centinaia di migliaia di soldati italiani lasciati allo sbaraglio, dopo l’8 settembre, da chi quella orrenda guerra l’aveva voluta, condotta e persa con disonore. L’esercito nazista, fino ad allora nostro alleato, in una tragica e disonorevole alleanza, internò in pochi giorni più di mezzo milione di soldati italiani, tra cui Ugo Brilli.
La stragrande maggioranza di loro rifiutò di combattere al fianco dei nazisti e della Repubblica di Salò, compiendo un gesto di resistenza fondamentale, poco considerato, che contribuì alla sconfitta della Germania nazista. Tutti pagarono quella scelta con la deportazione in carri bestiame, la prigionia, la fame, il lavoro forzato, il disprezzo della popolazione tedesca. Molti pagarono con la vita.
E’ solo una parte di quegli anni tragici e incredibili del ‘900 in cui il mostro nazifascista veniva sconfitto e il mondo poneva le basi per un futuro di pace e democrazia. L’Italia, riscattata dalla resistenza dei Partigiani e degli uomini come Ugo rialzava finalmente la testa, votava a suffragio universale per la Repubblica, scriveva la Costituzione più bella del mondo e contribuiva alla nascita di entità sovranazionali per la pace e la cooperazione.
Tra mille difficoltà quella straordinaria generazione di cui Ugo fa parte, ci restituì la libertà e da subito si adoperò per tutelare la memoria di ciò che era stato, con l’obiettivo chiaro fin da subito: mai più.
E la fondamentale diffusione della memoria si esercita in molteplici maniere. Dai racconti fatti a figli e nipoti davanti al fuoco o nel lettone, alle discussioni pubbliche, alle opere cultrurali, alle grandi iniziative di cui la nostra regione da sempre si rende promotrice. Anche oggi, nel nostro piccolo, facciamo memoria. E proprio adesso, nel tempo in cui viviamo, di quella memoria c’è assoluto bisogno.
Il 27 gennaio del 45 i soldati sovietici aprono un libro dell’orrore in cui tutti ebbero ed hanno l’obbligo di guardare.
Personalmente non amo paragonare quegli anni al periodo attuale, perché significherebbe sminuire uno dei periodi più bui della ragione umana. Di certo, però, quanto accade nel mondo e in Italia ci dimostra come la lezione impartita dalla storia non sia stata sufficiente, come quel libro degli orrori sia stato da molti dimenticato. I conflitti sono tornati ad insanguinare il globo, terribili ingiustizie e inuguaglianze dilagano ovunque e le risposte che molti politici riescono a dare sono drammaticamente in linea con quelle che furono le cause del buco nero del 900.
Prima gli Americani, tuona Trump. Prima i Francesi, fa eco Le Pen. Prima i Brasiliani, grida Bolsonaro e via fino all’Italia. Prima gli Italiani, prima i Fiorentini, i Campigiani, i SanDonninesi, quelli di via Trento, tranne quelli del portone davanti casa mia che sono antipatici.
Si torna a credere nei nazionalismi. Si costruiscono muri. Reali ed immaginari. Si tengono in ostaggio decine di persone al freddo in mezzo al mare per esibirle, come trofeo politico.
E succede perché la memoria è un esercizio continuo, che non deve conoscere pause. Dobbiamo tutti essere militanti della memoria, con l’esempio e con il racconto. Nelle scuole, nei posti di lavoro, con il coraggio di chi sta dalla parte giusta della Storia.
Pochi giorni fa è venuto a mancare Silvano Sarti, una figura immensa della resistenza e soprattutto della memoria fiorentina. Una figura immensa. Lo voglio ricordare con una sua frase: “I valori di chi si batte per la Pace, la Solidarietà, la concordia, la cooperazione sono così superiori che se unn’è a i’tocco l’è alle 4 e mezza, si vince noi. Non c’è verso di perdere.”
Se questi valori si tramandano, se la memoria la teniamo viva con forza, non c’è verso di perdere.
Chiudo salutando con affetto Ugo Brilli, lui sì, militante della memoria. Lui che ha visto, decenni dopo, la commozione dei tedeschi nell’incontrare i sopravvissuti a quell’orrore. A dimostrazione che non c’è questione di sangue, di razza o di religione, ma di valori, di empatia, di cultura, di memoria.
Prima gli esseri umani.
Lorenzo Galletti, capogruppo PD in consiglio comunale

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