Si è spento oggi a Roma il costumista Piero Tosi, Oscar alla Carriera nel 2014. Ne dà notizia con un post sul suo profilo facebook la Fondazione Franco Zeffirelli:
“Ci ha lasciato oggi Piero Tosi, amico di una vita del Maestro e suo collaboratore fin dagli esordi della sua carriera. L’Oscar alla Carriera del 2014 corona una vita di collaborazioni con i più grandi registi del cinema italiano e tutti i suoi grandi costumi sono stati elaborati e sono custoditi dalla sartoria Tirelli Costumi. Sarà seppellito nella tomba di famiglia di Franco Zeffirelli, accanto al Maestro e a Anna Anni, suoi amici di sempre dai tempi dell’Istituto
d’Arte di Porta Romana”.
Tosi era nato a Sesto Fiorentino il 10 aprile del 1927 ed è stato il costumista del grande cinema italiano. Firmò infatti gli abiti dei capolavori di Luchino Visconti, sia quelli del grande schermo (da ‘Bellissima’ e ‘Senso’, fino al ‘Gattopardo’ e ‘L’innocente’), sia per il teatro, quello di prosa e lirico. ‘Vestì’ anche diverse pellicole di Federico Fellini, Dino Risi, Mario
Monicelli, Mauro Bolognini, Lina Wertmuller, Liliana Cavani, Pier Paolo Pasolini, Vittorio De Sica e, naturalmente, Franco Zeffirelli.
Celebre il suo “no” a Stanley Kubrick che lo voleva per i costumi di ‘Barry Lyndon’. Ma Tosi non amava viaggiare in aereo e non parlava l’inglese, e quindi rifiutò.
Per molti anni ha insegnato alla Scuola nazionale di cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, che gli ha dedicato ‘L’abito e il volto – Incontro con Piero Tosi’, un
doc diretto da Francesco Costabile che ha ottenuto il Premio del Pubblico al Biografilm Festival. Inoltre, tra ottobre 2014 e gennaio 2015 Palazzo Pitti a Firenze gli ha dedicato un’ampia mostra che esponeva una quindicina di abiti di scena. Tosi infine ha collaborato
con molte sartorie teatrali. Tra queste, quella di Umberto Tirelli che custodisce i suoi costumi teatrali e cinematografici.
AdnKronos
Lo scorso 7 ottobre Piero Tosi era stato insignito delle Seste d’oro, la più importante onoroficienza di Sesto Fiorentino. Il premio fu ritirato dal fratello Romano