Arriva il ‘vigile di quartiere’ pagato dalla Regione

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Regione-Toscana

La polizia, in tutta Italia, è sotto organico: gli agenti in servizio sono meno di quelli del 1989. E così la Regione in Toscana decide di investire sul vigile urbano di quartiere: un modo per far sentire le città più sicure, con pattuglie a piedi che lavorando nelle strade ne imparano a conoscere la realtà quotidiana e diventano punto di riferimento per i commercianti e deterrente per i cittadini poco onesti.

 

La giunta regionale pagherà per tre anni gli stipendi di settanta od ottanta nuovi agenti che saranno assunti. Almeno una dozzina i territori coinvolti e uno solo il paletto: l’impiego effettivo in strada e nelle piazze, individuate di concerto con i sindaci e i prefetti. E’ prevista anche un’adeguata formazione e un esame finale. La delibera andrà in giunta tra una decina di giorni, per partire all’inizio del 2019, e il progetto vedrà il coinvolgimento anche di Anci Toscana, l’associazione dei Comuni, con cui saranno individuati i criteri per scegliere i luoghi e quei quartieri ‘complicati’ dove avviare la sperimentazione.

 

Non vogliamo certo sostituirci né allo Stato né alle forze dell’ordine, ai quali spetta il compito di reprimere i comportamenti scorretti e la criminalità” sottolineano ai giornalisti il presidente della Toscana Enrico Rossi e l’assessore alla presidenza e alla sicurezza Vittorio Bugli. “Anzi – aggiunge il presidente – allo Stato torno a chiedere di assumere i poliziotti che mancano: cento solo a Firenze e 20 mila almeno in tutta Italia, secondo i numeri riferiti da Gabrielli in Parlamento. Non costerebbe alla fine neppure tanto: un po’ più di mezzo miliardo”. “Nel frattempo – conclude Rossi – non ci limitiamo però ad avanzare solo richieste e proseguiamo il lavoro che ci ha visto impegnati in questi anni sul fronte della sicurezza integrata“. Dalle telecamere all’animazione commerciale e culturale dei quartieri, dalla riqualificazione urbanistica dei quartieri alla forma zione degli agenti.
 

 

Telecamere e animazione
La Regione Toscana dal 2016 ha finanziato infatti con oltre 3 milioni e 250 mila euro 171 progetti di videosorveglianza in ben 228 comuni, l’83 per cento dei 274 di tutta la Regione. “Installate le telecamere, adesso si lavora a renderle ovunque ‘intelligenti’ e promuoverne l’interconnessione” spiega l’assessore Bugli. Dal 2009 la Regione forma anche la polizia municipale. Negli ultimi due anni ha promosso inoltre progetti speciali per la rivitalizzazione di luoghi ‘difficili’, nella consapevolezza che dall’animazione sociale e culturale di un quartiere passa anche il suo stato di sicurezza. “Questi progetti funzionano – racconta Bugli – lo dimostrano Piazza Garibaldi a Livorno o la zona del Serraglio a Prato: quartieri dove prima le persone uscivano poco volentieri di casa, e dove ora si organizzano festival di piazza, e che sono diventati luoghi di cultura e aggregazione. Più belli, vivi, e senz’altro più sicuri”. Finora sono stati investiti 900 mila euro su nove progetti pilota, ciascuno ritagliato sulle criticità specifiche dei singoli territori: sei sono già attivi, a Firenze, Prato, Lucca, Pisa, Livorno e nell’area dell’Osmannoro tra Sesto e Campi Bisenzio, tre sono in partenza proprio in queste settimane, a Montecatini Terme, ad Arezzo e a Grosseto.

 

Tre milioni l’anno per i vigili di quartiere
Adesso si aggiunge il sostegno al vigile di quartiere, quello che conosce il territorio e i suoi abitanti: un agente, anzi tre coppie distribuite su altrettanti turni in modo da coprire tutto il giorno e buona parte della notte. Se la polizia è sotto organico, anche i vigili urbani in molti comuni sono infatti in sofferenza e spesso le amministrazioni comunali non hanno risorse o possibilità di assumerne altri. “Così – spiega l’assessore Bugli – abbiamo pensato di dare una mano ai Comuni, facendoci carico degli stipendi di sei vigili di quartiere. Vorremmo coinvolgere almeno una dozzina di amministrazioni comunali, ma dipenderà dalle necessità dei Comuni e delle Prefetture”. La Regione si accollerà la spesa per tre anni, per circa 3 milioni di euro l’anno. “I Comuni si impegneranno però a tenere gli agenti per almeno cinque” precisa Matteo Biffoni, presidente di Anci Toscana e sindaco di Prato. E’ un progetto pilota. “Un modello sicuramente innovativo – aggiunge – e stiamo incrociando un po’ di dati per definire un criterio il più possibile scientifico per individuare le aree da cui partire”. Naturalmente la formazione dei vigili di quartiere sarà definita assieme alle forze dell’ordine, così come la modalità di presidio del territorio e le interconnessioni con gli altri agenti di polizia municipale, poliziotti e carabinieri. “Nessuno – avverte Rossi – vuol infatti creare doppioni, ma agevolare semmai un lavoro di squadra”.
 

 

Guardie su treni e in ospedale
Un altro milione di euro l’anno sarà speso per la sicurezza sui treni, nei bus e al pronto soccorso. “Guardie giurate pagate dalla Regione garantiranno i controlli sui convogli regionali” annuncia il presidente. Lo stesso sarà studiato, sulle linee più ‘calde’, per i bus, dove alcuni gestori si sono già dichiarati disponibili a partecipare alla spesa. Vigilantes saranno presenti anche nei pronto soccorso degli ospedali, frequentati durante tutto l’anno da milione e 250 mila persone. Si pensa pure ad una app che consenta ai capotreno di individuare l’eventuale presenza (e in quale carrozza) di un poliziotto in borghese a bordo: da anni la Regione ha infatti una convenzione con guardia di finanza, polizia, polizia penitenziaria e carabinieri a cui paga il trasferimento da casa a lavoro, in cambio loro sono pronti ad entrare in azione in caso di necessità e solo nel 2017 ci sono stati duecento interventi che hann o portato a fermi ed arresti.

 

Meno reati eppure più insicuri
La sicurezza rimane comunque un puzzle complesso. “Servono politiche trasversali” rimarcano Rossi e Bugli.”Dobbiamo lavorare sulla prevenzione – si sofferma Biffoni – e ‘aggredire’ tutte quelle forme di insicurezza che spesso derivano dal buio, da zone sporche o poche vissute, dalla mancata presenza delle istituzioni, di qualsiasi tipo”. La riprova che è così arriva dal rapporto del Censis appena pubblicato. L’Italia è uno dei paesi in Europa in cui è più basso il tasso di criminalità e maggiore la capacità di investigazione e controllo delle forze dell’ordine . I reati denunciati sono diminuiti nel 2017 di oltre il 10 per cento, gli omicidi in dieci anni si sono quasi dimezzati. Eppure un italiano su tre si sente insicuro dove vive, in particolare nel centro Italia e nei grandi centri. Per uno su cinque la criminalità è un problema che viene subito dopo la mancanza di l avoro, l’evasione fiscale e l’eccessivo prelievo fiscale.

 

Spazi pubblici da vivere e linee guida
Così la Regione non diminuirà l’impegno su altri fronti, continuando a fare quello che finora ha fatto finora: impegnandosi anche ad esempio perché sui nuovi treni regionali siano installate telecamere (e trentacinque ne sono già dotati) oppure puntando alla riqualificazione urbana. L’organizzazione degli spazi pubblici di una città influisce sul loro livello di sicurezza e una buona o cattiva progettazione può renderlo più sicuro o pericoloso. Otto sono stati i progetti, in altrettanti Comuni, finanziati: quasi 44 milioni, con i progetti di innovazione urbana (più noti come Piu), le risorse investite per migliorare ed incrementare la disponibilità di servizi sociali, culturali e ricreativi o la mobilità in aree marginali o degradate. L’ultimo impegno, che parte ancora dalla vivibilità dei centri urbani e da un concetto ampio di sicurezza, è il percorso avviato con Anci per l’elaborazione di linee guida comuni da mettere a disposizione dei Comuni, dalla pianificazione urbanistica, del traffico e del commercio alla gestione degli spazi pubblici, le politiche sociali e quelle giovanili. Un lavoro che vede come partner la Scuola Sant’Anna di Pisa.

 

Regione Toscana

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