Calenzano, Biagioli all’Onu: “Per i Saharawi si deve cambiare strategia”

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Il Sindaco di Calenzano Alessio Biagioli ha parlato ieri alla IV Commissione delle Nazioni Unite per presentare una petizione per il popolo saharawi.

 

La petizione è stata presentata a nome delle circa 300 istituzioni italiane che hanno stretto patti di amicizia con la RASD. Si basa su tre questioni: la sovranità del popolo saharawi, il rispetto dei diritti umani e la sicurezza internazionale.

In conclusione il Sindaco Biagioli chiede all’Onu interventi più incisivi, per giungere alreferendum per scegliere tra l’annessione al Marocco e l’indipendenza, atteso da 30 anni. In particolare si chiede alle Nazioni Unite di spostare la questione del Sahara Occidentale dal Capitolo VI (soluzione pacifica delle controversie) al Capitolo VII (azioni coercitive in caso di accertamento di una minaccia alla pace, di una violazione della pace o di un atto di aggressione).

Di seguito il testo integrale della petizione.

Grazie signor Presidente di Commissione per avermi dato la parola.

Signor Presidente, Onorevoli delegati, signore e signori.

È un onore essere qui con voi.

Rappresento circa 300 istituzioni italiane tra Comuni ed altre associazioni che hanno stretto patti d’amicizia con la RASD. I patti d’amicizia non sono carta straccia, ma fissano una legame importante fra i popoli coinvolti.

Ed è per questo motivo che é necessario dirigere l’attenzione della Comunità Internazionale verso il popolo del Sahara Occidentale. I Saharawi sono obbligati a vivere in campi profughi oppure ad emigrare: in entrambi i casi, il loro diritto all’autodeterminazione come popolo viene frustrato.

Come corollario, la vita in un campo profughi non è certo facile. Esiliati dalla loro terra, i Saharawi patiscono continue violazioni dei diritti umani, ma anche condizioni di vita dominate da sovraffollamento e mancanza di igiene. A peggiorare la situazione, la zona del Sahara Occidentale è vicina alle rotte del traffico di droga e di esseri umani, ma anche alle rotte del terrorismo internazionale che opera nella regione del Sahel, che rischia quindi di diventare la polveriera dell’Africa Nordoccidentale.

La Comunità internazionale deve essere consapevole che la questione del Sahara Occidentale non è solo un fatto di decolonizzazione, ma riguarda la sovranità del popolo Saharawi, il rispetto dei diritti umani e la sicurezza internazionale.

Tutte le Istituzioni internazionali coinvolte hanno giocato un ruolo importante nella risoluzione del “conflitto” nel Sahara occidentale, ma qualcosa è andato storto. Circa 30 anni fa, la crisi di questa area fu risolta con l’approvazione dell’accordo denominato “Settlement Plan” che prevedeva il realizzarsi di un referendum che desse la possibilità ai Saharawi di scegliere se annettersi al Marocco oppure rimanere un popolo indipendente. Contestualmente, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu tramite la risoluzione 690 stabilì la MINURSO, missione Onu per la realizzazione del Referendum nel Sahara Occidentale. Ciò nonostante, nessun referendum ha avuto luogo fino ad oggi.

I Saharawi stanno aspettando da 30 anni un referendum per esercitare il loro diritto ad autodeterminarsi. E’ notevole, quasi un miracolo, che in questi 30 anni i Saharawi non abbiano scatenato né guerre, né crisi militari. I Saharawi combattono una guerra pacifica e disarmata per i loro diritti.

Le stesse parole non possono essere usate per descrivere la posizione dello Stato che ha minato ed ha creato un valico militare di circa 2700 km in quell’area. Quindi la questione del Sahara Occidentale è ancora in attesa di una soluzione diplomatica e duratura.

Ça va sans dire, gli sforzi citati non hanno raggiunto nessun risultato significativo. La situazione attuale mina il prestigio delle Istituzioni internazionali: lo stallo del “settlement plan” è una sconfitta importante per il diritto internazionale.

Tutti sappiamo che senza il rispetto delle leggi internazionali viene difficile mantenere la pace nel mondo, quindi è giunto il momento che il Consiglio di Sicurezza si impegni per rivedere il processo di pace e per trovare strade e mezzi alternativi per superare quest’impasse.

I tempi sono maturi per pensare ad una nuova strategia per il Sahara Occidentale che è già scritta nella Carta dell’ONU. La nuova soluzione potenzialmente potrebbe consistere nello spostare la questione Sahara Occidentale dal Capitolo VI (soluzione pacifica delle controversie) al Capitolo VII azioni coercitive in caso di accertamento di una minaccia alla pace, di una violazione della pace o di un atto di aggressione”.

Comune di Calenzano

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