Calenzano, D’Elia (FdI): “Bocciata la mozione per restituire alla cittadinanza i luoghi dov’è nata la scuola di don Milani”

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Da sinistra: Giovanni Donzelli, Americo D'Elia, Claudio Gemelli

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa di Americo D’Elia, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Calenzano

Bocciata la mozione per restituire alla cittadinanza e all’Italia i luoghi dove è nata la scuola popolare di Don Milani. Avevo chiesto ieri con una mozione di dare il giusto risalto ed il giusto valore ad una figura come Don Milani attraverso la rivalutazione di un luogo simbolo, la pieve di San Donato, che  nel 1947 ospitò uno dei prelati più discussi della storia cattolica, ma indubbiamente uno degli uomini più popolari della storia del nostro Paese, tanto che scuole, strade, piazze sono dedicate alla sua persona.

Il priore Don Lorenzo Milani è rimasto cappellano a San Donato per sette anni, dal 9/10/47 all’8/12/54. Negli anni a Calenzano scrisse un dei libri più noti e discussi, come esperienze pastorali, che ebbe una forte eco per i suoi contenuti, fino al suo trasferimento in una parrocchietta di 150 anime, a 50 chilometri a nord di Firenze nel Comune di Vicchio in località Barbiana a causa di screzi con la Curia di Firenze, dove mori e dove è oggi sepolto.
E’ a Calenzano, in quel contesto, che nasce la scuola popolare.

 

 

A Calenzano cominciano a maturare le convinzioni che sfoceranno in Esperienze pastorali. Cominciano qui le incomprensioni con la gerarchia che vede nelle idee di quel cappellano più un pericolo che un invito accorato al ritorno all’essenza spoglia del Vangelo di Cristo.
Don Lorenzo durante questi anni di apostolato aveva fatto il prete diversamente (aveva cercato gli ultimi, i più bisognosi, si era schierato con i più deboli, aveva condiviso le loro ragioni, si era opposto allo sfruttamento sul lavoro dei suoi ragazzi, aveva applicato il Vangelo senza alibi né compromessi).

A Calenzano organizza la scuola popolare per i giovani del popolo come mezzo per evangelizzare. La scuola non era il fine ma il mezzo per parlare di Dio e evangelizzare.

Oggi tutti conoscono la storia di Don Lorenzo Milani che a giugno 2016, a 50 anni dalla sua morte, ha avuto anche la visita del Nostro Papa Francesco che ha esaltato la sua figura dandogli quell’importanza che anche la chiesa gli aveva tolto. Il Papa ha voluto pregare sulla sua tomba dicendo: “Pregate per me perché anche io sappia prendere esempio da questo bravo prete”.

Quel bravo prete è don Lorenzo Milani e più chiaro e diretto di così Papa Francesco non avrebbe potuto essere. Aggiungendo che don Milani “ha lasciato una traccia luminosa”.
Proprio per questo ho chiesto di riaprire quei luoghi come amministrazione.
Abbiamo il dovere di tenere accessa questa traccia luminosa e di farla conoscere in maniera esemplare a tutto il mondo.

Un’amministrazione che ha avuto l’onore di avere per oltre 7 anni un uomo cosi deve valorizzare quei luoghi rendendoli accessibili a tutti, facendo toccare, vedere, sentire il profumo di quei posti, di quegli angoli che sono storia del nostro paese.

Oggi, se pur tenuto bene, l’esterno del piazzale di San Donato non esiste un turismo religioso costante perché, oltre alla chiesa, non c’e nulla da visitare, nulla da ricordare, un piccolo cartello ingiallito indica che in quella chiesa faceva il cappellano Don Milani.

Troppo poco, non basta per dare lustro ad un uomo così che ancora oggi a Calenzano tanti adorano e ricordano.La maggioranza della  popolazione a Calenzano non sa cosa ci sia dietro quel cancello che ha fatto storia nel mondo, quei luoghi non possono essere chiusi, ma devo essere aperti al mondo, alle nuove generazioni per capire il pensiero di un uomo semplice che ha fatto della cultura una rivoluzione mondiale.

Altresì un’amministrazione deve anche valutare che:

oltre all’aspetto culturale e storico della bellissima storia di Don Lorenzo Milani, rendere accessibili i luoghi storici e religiosiche sono patrimonio dell’intera umanità , il  turismo religioso gioverebbe all’intero paese, alle attività commerciali, ai ristoranti, agli alberghi,  incentivando e creando nuovi posti di lavoro dovuti alla presenza di turisti.

Per tanto avevo chiesto al sindaco di farsi carico per trovare, anche in sintonia con tutte le forze politiche e gli uffici competenti, mediante una commissione speciale da istituire in tempi brevi, la migliore soluzione da proporre alla Curia di Firenze e/o al Vaticano per dare risalto e sopratutto restituire alla cittadinanza e all’Italia i luoghi dove è nata la scuola popolare di Don Milan, la sua stanza , le piccole cose rimaste in quella chiesa a San Donato, i suoi ricordi, attraverso la stretta collaborazione con l’associazione Don Milani che con gli allievi del Priore, potranno far rinascere quei luoghi e farli vivere per sempre.

La risposta è stata vergognosa, sminuire il valore di un uomo così pensando alle bancarelle con i santini, attaccare il sottoscritto che ha avuto il coraggio dopo anni di assenza di un amministrazione che solo se spinta da associazioni si ricorda di fare qualche evento ogni tanto e lascia un cartello del genere fuori la chiesa dove ti viene rabbia solo a vederlo, non esiste un cartello, un volantino che ricordi a chi arriva a Calenzano che in quella chiesa è nata la storia di un grande uomo che forse fa ancora paura a Calenzano a chi ideologicamente è lontano da lui.

Continueremo questa battaglia e scriverò personalmente alla Curia ed al Vaticano e sto pensando ad una raccolta firma per far aprire quei cancelli chiusi da anni a San Donato”.

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