“L’assessore Ester Artese ha archiviato il progetto, già in sviluppo, di valorizzare le botteghe storiche di Campi Bisenzio. Si tratta di una brutta battuta d’arresto che non fa il bene della nostra città”.
E’ risoluto Paolo Gandola nel dichiarare la propria insoddisfazione alla risposta che l’Assessore al commercio ha rilasciato durante l’ultimo Consiglio Comunale.
“A gennaio 2017, ricorda Gandola, il Consiglio Comunale aveva approvato a maggioranza la Mozione presentata da Forza Italia, volta a istituire l’albo degli esercizi storici di Campi Bisenzio demandando alla Commissione Bilancio e sviluppo economico l’avvio di un adeguato dibattito in merito per redigere l’apposito regolamento prevedendo una serie di agevolazioni economiche volte a salvaguardare e tutelare le storiche botteghe campigiane. Dopo l’approvazione dell’atto, gli uffici competenti hanno provveduto ad istruire la pratica tanto che è già stata predisposta la bozza finale del regolamento, l’avviso pubblico e lo schema di domanda con l’indicazione di massima dei negozi in possesso dei requisiti.
Ad archiviare tutto, impedendo di fatto l’avvio del progetto, è stato però l’assessore al commercio che nel corso della nostra interrogazione ha affermato di essere interessata a fare arrivare nuovi esercenti e di ritenere superfluo tutelare quelli che da oltre vent’anni operano sulla piazza campigiana. Una vera e propria beffa. Negli ultimi due anni, in via Santo Stefano ed in tutta Campi, quali sono stati i nuovi imprenditori? Le uniche attività aperte sono state quelli di esercenti di nazionalità cinese, con prodotti di scarsa qualità. L’assessore, nel completo silenzio delle sempre compiacenti categorie economiche, ha dimostrato non solo di non voler bene alla città ma di non conoscere nemmeno il tessuto commerciale presente.
Sebbene purtroppo negli ultimi abbiano abbassato la serranda tante botteghe storiche, ancora oggi, in tutta la Città e non solo in via santo Stefano che pare rappresentare l’unico interesse dell’assessore, insistono tante insegne prestigiose che rappresentano un archivio di storia locale che non si può spazzare via come ha fatto l’assessore archiviando il progetto.
Negozi familiari che fanno parte del paesaggio e della storia della nostra Città che sono motore del nostro benessere ma anche e soprattutto l’orgoglio di una identità unica come la trattoria Angiolino, il panificio Bacci, l’antica macelleria Ballerini, la sartoria Candido, il caffè Cantini, il Caffè Dante ed il Bar Ballerini, l’elettrodomestici Fabbri, l’ottica Atelier Galli, la gelateria Fantino, le calzature Massai e tanti altri. Tutti loro rappresentano le storiche insegne, custodi della tradizione campigiana, un esempio giorno dopo giorno, di impegno costante e di una tradizione imprenditoriale rilevante, un “album di famiglia collettivo” che non si può cancellare, con un colpo di spugna, come ha fatto l’Assessore Artese.
Prima di far venire nuovi commercianti, il che è necessario e positivo, sia chiaro, attacca Gandola, l’amministrazione comunale dovrebbe essere interessata a mantenere in essere quelle attività che hanno fatto e continuano a fare la storia di Campi: i negozi, i caffè, le macellerie, le botteghe sono preziosi esempi di resistenza imprenditoriale. Quando una di queste botteghe storiche abbassa la serranda, non è solo affare dei commercianti visto che oramai fanno parte del panorama e dell’identità della nostra città.
La scelta paradossale di Campi, continua Gandola, è anche in controtendenza rispetto a ciò che avviene negli altri Comuni della cintura fiorentina. Nelle settimana scorse, ad esempio, Bagno a Ripoli ha presentato le prime 50 botteghe che hanno aderito all’albo delle botteghe storiche che beneficeranno sulla parte variabile della tari, sulle tariffe Tosap e l’imposta sulla pubblicità fino al 25% di riduzione massima, potendo altresì godere di semplificazioni procedurali, per il restauro o l’istallazione di elementi di arredo.
Insomma, conclude Gandola, quanto assunto oggi dalla Giunta Fossi, è assolutamente in controtendenza rispetto a quanto avviene altrove e rappresenta una scelta capestro che gira le spalle al nostro bene collettivo, a tutte quelle botteghe che rappresentano la vita economica, produttiva e occupazionale del territorio, un presidio di socialità importante che avrebbe meritato di beneficiare di misure concrete per la loro valorizzazione e promozione. Una scelta che dovrebbe sollecitare un coro di critiche da parte delle categorie economiche che in tutta Italia, non solo nella cintura fiorentina, sostengono e richiedono, essi stessi, l’adozione dell’albo delle botteghe storiche”.