Sesto Fiorentino riabbraccia Niccolò Campriani. L’atleta sestese, vincitore di due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Rio De Janiero – la prima nella carabina dieci metri, la seconda nella carabina cinquanta metri da tre posizioni – è stato ospite della biblioteca Ernesto Ragionieri di Doccia.
Campriani, che nell’occasione ha parlato anche del suo ultimo libro dal titolo “Ricordati di dimenticare la paura”, ha prima incontrato nella sala Meucci gli studenti delle scuole medie superiori di Sesto, poi è stato intervistato dal giornalista di Repubblica Benedetto Ferrara, infine ha ricevuto le Seste d’Oro dal sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi.
“Cosa ho imparato dalla sconfitta di Pechino 2008? La sconfitta è un’occasione di crescita, prima di vincere, bisogna perdere. Se non accetti la sconfitta, ti metti da solo all’angolo. La sconfitta di Pechino è stato lo snodo della mia carriera e lo stimolo per intraprendere un percorso negli Stati Uniti. Da Pechino a Londra è stato un percorso di vita. Ho passato quattro anni disastrosi a causa delle nuove regole con le quali ci giochiamo la medaglia con pochi colpi. La svolta è arrivata alla coppa del mondo di Monaco, quando sono arrivato primo in qualifica e settimo in finale. Una volta tornato a casa sono stato cinque ore, in piena notte, ad allenarmi. E’ così che si diventa campioni. La cultura del risultato è micidiale nella testa degli sportivi.
Come veicolare in maniera positiva la pressione? Non esistono trucchi. Nel mio sport l’adrenalina non è un alleato. Io sono il primo a complicarmi la vita perché ho paura di deludere me stesso. Ho fatto varie sedute di ipnosi ed ho imparato anche varie tecniche di respirazione per migliorarmi.
Quanto conta il sorriso? Tanto perché bisogna approcciarsi allo sport nel modo giusto. Il sorriso è una delle tante tecniche per cercare di eliminare l’ansia.
La mia carabina? Non sembra un carabina, ma una navicella spaziale, è uno strumento di precisione. Dopo le Olimpiadi di Londra ho iniziato a collaborare con una ditta di Lido di Camaiore per costruire una mia carabina. Da un punta di vista ingegneristico è una sfida per limitare l’errore.
Il mio anno più difficile è stato il 2014 perché mi allenavo anche otto-dieci ore e umanamente era impossibile. Ho faticato ad autogestirmi.
La Fiorentina? Mi piaceva andare a vedere Batistuta, Rui Costa, Toldo, ma il calcio era un’altra cosa all’epoca. Quando capito, vado volentieri allo stadio. Per la festa dei 90 anni della Fiorentina, insieme a me al Franchi, c’erano anche Bruni e Benelli. Batistuta? Non sono mai riuscito a conoscerlo, anche perché non c’era alla festa dei 90 anni. L’ho visto quando andavo allo stadio da piccolo.
Che effetto mi fa tornare a casa? E’ bello essere tornati a casa. Andai via da Sesto nel 2009, abitavo in via Cairoli e la biblioteca era ancora in centro. Qui ho passato 21 anni della mia vita. Girare il mondo non vuol dire dimenticare gli amici. Quando torno a casa faccio una passeggiata amarcord in solitaria passando da piazza De Amicis, dalla scuola Pescetti e non solo.
Quale potrebbe essere il momento giusto per un atleta smettere il proprio sport? E’ un discorso complesso. Non andrò avanti fino a Tokio per vincere un’altra medaglia. L’importante è il percorso di vita. Le nuove regole mi hanno dato l’opportunità di approcciarmi ad una nuova sfida. Io portabandiera dell’Italia alle Olimpiadi? Mi rendo conto di essere un ambasciatore dello sport italiano, ma ci sono tante cose da mettere sul piatto, mi balzano tante cose in testa in questo momento“.
Prima di consegnare Seste d’Oro a Niccolò Campriani, è stato il sindaco Lorenzo Falchi a prendere la parola: “Abbiamo pensato di organizzare un abbraccio collettivo della città nei confronti di Niccolò. Le Seste d’Oro sono il premio più prestigioso del Comune di Sesto e sono orgoglioso di consegnarlo a lui perché ha dimostrato di essere un campione nello sport e nella vita“.
STEFANO NICCOLI