Con un voto reso all’unanimità, il Consiglio comunale di Sesto Fiorentino ha confermato il patto di gemellaggio e amicizia con la tendopoli di Mahbes nella Repubblica Araba Saharawi Democratica, approvando l’ordine del giorno presentato dalla maggioranza, a prima firma della consigliera Fiorella Bendoni, e accolto da tutti i gruppi.
Primo in Italia ad avviare relazioni di sostegno e cooperazione con il Fronte Polisario, il Comune di Sesto Fiorentino è legato a Mahbes dal 1984 e, da allora, le attività e le iniziative di cooperazione e scambio non si sono mai fermate.
“È con grande orgoglio e soddisfazione che confermiamo questo patto di amicizia, un legame profondissimo che unisce la nostra città con Mahbes e con una causa, quella del Popolo Saharawi, che da troppo tempo attende una soluzione – afferma il sindaco Lorenzo Falchi in una nota stampa – Per trent’anni questo popolo ha atteso pacificamente che si desse attuazione a quanto stabilito dall’ONU, compiendo una straordinaria scelta di pace. La ripresa delle ostilità è un fatto drammatico, una sconfitta per l’Unione Europea incapace di anteporre la giustizia ai cinici interessi economici e politici di alcuni dei suoi stati membri. A maggior ragione, oggi, occorre far sentire più forte la nostra vicinanza al Popolo Saharawi, sollecitando il Governo italiano affinché si faccia promotore in sede internazionale di iniziative per la pace e per il rispetto del diritto”.
“Con questo atto rinnoviamo un impegno che, a distanza di più di 35 anni, è ancora forte e radicato nell’identità di Sesto – afferma Irene Falchini, consigliera delegata per la cooperazione internazionale – Parlare oggi della causa saharawi significa anche spezzare il muro di silenzio calato su questa vicenda. Non leggiamo una parola sui media europei circa il muro, quasi tremila chilometri di campi minati, filo spinato, terrapieni che separano illegalmente un popolo dalla sua terra. Non leggiamo una parola sullo sfruttamento delle risorse naturali del Sahara Occidentale ad opera anche di aziende italiane, in spregio al diritto come riconosciuto di recente anche dalla Corte di Giustizia europea. Non leggiamo una parola, non vediamo una sola immagine delle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze marocchine nei territori occupati: parliamo di violenze, di compressione delle libertà, di divieti d’ingresso imposti ai giornalisti stranieri. Proprio su quest’ultimo aspetto ci stiamo concentrando insieme all’associazione Ban Slout Larbi, sostenendo realtà come Equipo Mediatico impegnate a denunciare quello che l’Europa si ostina a non voler vedere. Nel 2021, anche grazie al contributo della Città Metropolitana, abbiamo costruito un percorso progettuale dedicato a questo tema che svilupperemo e porteremo avanti anche nel 2022”.