Dalla pastasciutta alla paella, ma sempre antifascisti

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Paella
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Il 25 luglio 1943, giorno della caduta e dell’arresto di Mussolini, a Campegine (Reggio Emilia) Alcide Cerci e i sui sette figli decisero di festeggiare l’avvenimento insieme ad altre famiglie del paese con un piatto di maccheroni conditi a pomodoro, burro e formaggio.

Gran lusso in tempo di guerra e di razionamenti. I Cervi volevano festeggiare il “più bel funerale del fascismo”. Nessuno poteva immaginare che il peggio dovesse ancora arrivare.

Soltanto 5 mesi dopo, il 28 dicembre 1943, i sette fratelli, Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore, tra i primi, nella provincia di Reggio Emilia, a darsi alla macchia e a combattere i nazi-fascisti dopo l’8 settembre, furono fucilati “in assenza di sguardi indiscreti”.

L’iniziativa della pastasciutta, ripresa negli anni, trova oggi una variante alla Casa del Popolo di Querceto dove sarà servita una gustosa, e non meno antifascista, paella.

Paella Antifascista

 

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