Didattica a distanza al 100% alle scuole superiori: l’intervista alla preside del liceo Agnoletti

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Lockdown, focolaio, movida, runner, smartworking, asintomatico, pauci sintomatico. Sono alcuni dei termini chiave che abbiamo imparato a conoscere durante la pandemia da Coronavirus. Un lungo elenco nel quale rientra anche l’acronimo DAD. Attenzione: non significa “papà” (pardon: babbo, siamo a Firenze), ma didattica a distanza.

In base al DPCM (TESTO) firmato nelle scorse ore dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da venerdì 6 novembre fino al 3 dicembre nelle scuole superiori le lezioni si terranno completamente in forma digitale integrata.

Il punto s dell’articolo 1 del decreto recita così: “Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica (…) in modo che il 100 per cento delle attività sia svolta tramite il ricorso alla didattica digitale integrata. Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali (…), garantendo comunque il collegamento on line con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata“.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana per il mondo della scuola. Abbiamo intervistato Silvia Baldaccini, preside del liceo scientifico Anna Maria Enriques Agnoletti di Sesto Fiorentino, per sapere come il suo istituto si sta organizzando. La sede sestese ospita 39 classi, formate mediamente da 25 alunni. A Campi Bisenzio, invece, le classi sono 10. In totale i professori, compresi quelli di sostegno, sono circa 110.

Non siamo delusi, non è la parola giusta, ma dispiaciuti. Lo sono soprattutto i ragazzi. Abbiamo lavorato tutta l’estate per preparare la riapertura della scuola. Richiudere così presto è un peccato.

Con la didattica a distanza ci eravamo attrezzati già dallo scorso anno scolastico. Da un punto di vista organizzativo non ci sono grossi problemi. Ci sono, invece, sul piano della didattica. Senza dimenticare che gli studenti vengono privati delle relazioni umane. Avremmo preferito proseguire con la formula adottata fino adesso: 25% didattica a distanza, 75% didattica in presenza. Così facendo i ragazzi avrebbero continuato a frequentare la scuola a rotazione.

Sul piano dell’organizzazione, ripeto, non ci inventiamo niente perché utilizziamo, già da molti mesi, la piattaforma G Suite (Google Workplace) e Moodle (acronimo di Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment – ambiente per l’apprendimento modulare, dinamico, orientato ad oggetti, ndr). Inoltre stiamo continuando ad organizzare corsi di aggiornamento per i docenti visto che alcuni devono migliorare le capacità informatiche. Da un punto di vista tecnologico siamo pronti, ma questo non vuol dire che la didattica a distanza funzioni bene. Soprattutto le materie scientifiche. Secondo il Ministero dobbiamo garantire alcune attività di laboratorio, ma non è chiaro cosa voglia dire per i licei scientifici. Immagino sia un’indicazione rivolta soprattutto ai professionali-tecnici, ma non ne sono sicura.

Tutti gli studenti sono preoccupati, in particolar modo quello che dovranno sostenere l’esame di Stato. Spero che questa situazione possa terminare a dicembre, quando valuteremo il trimestre. Poi a gennaio inizierà il pentamestre. Quindi meglio sospendere adesso la didattica in presenza che nel 2021“.

STEFANO NICCOLI

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