I Medici: il destino glorioso del ramo cadetto

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Palazzo Vecchio 1
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Mercoledì 11 dicembre è andata in onda su Rai 1 l’ultima puntata della terza serie de I Medici. La fiction televisiva ovviamente non poteva raccontare in maniera storicamente corretta tutti i particolari della storia di quegl’anni. Il rischio sarebbe stato quello di trasformarsi in un documentario. Esistono però dei particolari dimenticati che vale la pena raccontare.

Per esempio, che fine ha fatto la parte della famiglia Medici che deriva dal fratello di Cosimo il Vecchio, quel Lorenzo che ha avuto una parte fondamentale nella prima serie?

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sfogliando gli appunti per la stesura di Firenze 365:

Le famiglie patrizie fiorentine del Rinascimento, in termini di successione, facevano valere il diritto di primogenitura, un istituto ereditato dalle famiglie feudatarie del medioevo che prevedeva il passaggio del patrimonio familiare al più vecchio dei figli maschi. Si trattava di una regola che aveva lo scopo di assicurare l’integrità del patrimonio stesso e che fu adottata anche dalla famiglia Medici.

Considerando capostipite Giovanni di Bicci, la famiglia si divise immediatamente in due rami, quello di Cosimo il Vecchio e quello cadetto di Lorenzo il Vecchio. I due rampolli erano molto legati, tanto che Lorenzo seguì il fratello in tutti i suoi spostamenti sia ai tempi della pestilenza sia durante l’esilio. Eppure certe differenze cominciarono proprio allora a palesarsi. La carriera politica, per esempio, fu esclusivo appannaggio di Cosimo che per altro, come a voler segnare un certo distacco, costruì un nuovo palazzo in via Larga esclusivamente per la sua famiglia. Le cose iniziarono a deteriorarsi con la seconda generazione.

Il figlio di Lorenzo, Pierfrancesco, partecipò addirittura alla congiura di Luca Pitti contro il cugino Piero il Gottoso. La questione si ricompose rapidamente. Pierfrancesco ritornò al suo ruolo al Banco di famiglia e indicò Lorenzo il Magnifico come tutore dei suoi figli. Il Magnifico abusò della posizione, e, quando il banco si trovò a dover fronteggiare una brutta crisi finanziaria, si rifiutò di restituire la parte di patrimonio spettante ai biscugini Lorenzo e Giovanni.

La situazione si fece così grave da dover ricorrere a un arbitrato legale, ma la sentenza del 22 novembre 1485, non diede soddisfazione a nessuna delle parti in causa. Nel tentativo di ricomporre la controversia, il Magnifico riuscì a combinare il matrimonio fra Luisa, una delle sue figlie, con Giovanni ma le nozze non furono celebrate a causa della morte precoce della giovane.

L’ostilità fra i due rami della famiglia si placò momentaneamente, ma si riaccese subito dopo la morte del Magnifico. Lorenzo e Giovanni furono fra i principali oppositori di Piero il Fatuo e, anzi, per rimarcare il loro dissenso, preferirono farsi chiamare Popolani. Con la cacciata di Piero e l’istituzione della Repubblica, Giovanni assunse il ruolo di ambasciatore a Forlì. Qui conobbe Caterina Sforza che sposò nel 1498. Dalla loro unione, nacque Ludovico che, a causa della prematura scomparsa del padre fu ribattezzato come Giovanni. Singolarmente qualche anno più tardi proprio grazie a Giovanni, diventato famoso condottiero (Giovanni dalle Bande Nere), e Maria Salviati, nipote del Magnifico, i due rami della famiglia si ricomposero. Dalla loro unione nacque Cosimo che diede origine al ramo granducale della famiglia”.

 

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