Il popolo Saharawi festeggia la vittoria dell’Algeria in Coppa d’Africa, ma scatta la repressione di Rabat

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Da anni l’Algeria ospita sul suo territorio le tendopoli dei profughi del Sahara Occidentale che nell’ormai lontano 1976 proclamarono la Repubblica Democratica Araba del Saharawi.

In occasione della finale di calcio che ha proclamato l’Algeria campione d’Africa molte famiglie saharawi sono scese in strada per festeggiare la vittoria della nazione amica.

Come riporta il manifesto del 21 luglio 2019, durante i festeggiamenti sono stati intonati slogan “contro l’occupazione marocchina e in solidarietà con i prigionieri politici”. L’iniziativa ha provocato la reazione violenta delle forze di polizia con “centinaia di pestaggi e arresti” documentati dalle ong operanti sul territorio. Una ragazza di 23 anni sarebbe morta dopo “essere stata investita – intenzionalmente secondo i testimoni- da un’auto della polizia”.

Ricordiamo che la Repubblica Saharawi attende dal 1991 lo svolgimento del referendum di autodeterminazione previsto dall’Onu. Il suo territorio è occupato dal Marocco fin dal 1976. Lo stesso Marocco è responsabile dell’edificazione di un muro lungo ben 2720 km e secondo, “il recente rapporto dell’Alto commissariato dell’Onu per i Diritti dell’uomo (Ohchr), sarebbe responsabile di “torture e violenze, dell’utilizzo della detenzione arbitraria e della negazione dei più basilari diritti civili e umani ai detenuti politici”. Tutto questo nel quasi totale silenzio della comunità internazionale.

Da anni i Comuni della Piana ospitano i piccoli ambasciatori di pace della repubblica Saharawi.
Il Comune di Sesto Fiorentino, nel settembre 1984, ha sottoscritto un patto di amicizia con la tendopoli di Mahabes.

 

 

 

 

 

 

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