Imbrattata la targa delle vittime del Collegino

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Proprio nelle ore in cui arrivavano le le tragiche notizie della strage di Nizza, veniva trasportato in piazza della Repubblica il Davide nero, la copia, quasi perfetta, dell’opera di Michelangelo, ma nera e sdraiata, quasi fosse stata abbattuta. L’opera, che si chiama “Noi” è nata per celebrare il genio di Michelangelo nella settimana dedicata al grande artista, con il precipitare degli eventi, è diventata un’icona del martirio quotidiano dei tanti che fuggono da fame, guerre e persecuzioni, e del lutto universale per i tanti che muoiono a causa dell’odio.

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Il Davide sdraiato ha fatto scattare immediatamente la polemica sugli organi di informazione e sui social network. Molti i fiorentini che non hanno gradito. Sarebbe stato lo stesso in qualsiasi altro momento storico. Guai a toccare uno dei simboli della città. Ma al di là della critica di esperti, di specialisti o di singoli cittadini, rimane un quesito:- davvero la libertà è stata abbattuta?

Nella serata del 14 luglio a Nizza sono morte 84 persone. Stavano festeggiando e sono state spazzate via dall’odio di una guerra che non stavano e non volevano combattere.

Potevano volere la guerra i dieci bambini rimasti sul selciato della Promenade Des Anglais? Lo potevano i loro genitori e i tanti altri che proprio in quel luogo festeggiavano la festa nazionale francese?

Una guerra che uccide i bambini rappresenta il tentativo di togliere la speranza del futuro e per questo ci fa più paura, ma è una guerra persa in partenza da chi la combatte. Nessuno può sapere quanti Mohamed Lahouaie Bouhlel esistano ancora al mondo, ma nel loro destino non può che esserci la sconfitta. Nessun progetto basato sulla morte può sopravvivere.

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Ora però tocca a noi tirare su quel Davide. Forse nessuno conosce la tecnica giusta, ma certo siamo in tanti a volerlo di nuovo in piedi, fiero, ma non superbo. Caparbietà e intransigenza, ma non l’odio, le qualità che ci dovranno guidare. Troppe “ultime” guerre sono già state combattute.

Intanto in questi giorni così convulsi c’è chi ha ben pensato di imbrattare la targa che ricorda le vittime del bombardamento dell’8 febbraio 1944. 23 bambini e il giovane chierico Teofilo Tezze uccisi, anche in quel caso, da una guerra che non volevano combattere.

Una bravata inutile e odiosa. Forse non sapremo mai chi è stato. Di certo con lui o lei abbiamo tutti fallito: la famiglia, gli amici, la scuola, tutti noi. Non siamo stati bravi ad insegnargli/le il valore della vita.

Sesto com'era
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