Intervista: le conseguenze psicologiche del Coronavirus

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Sara Biondi
Sara Biondi

L’emergenza Coronavirus ha costretto gli italiani a un cambiamento radicale del loro stile di vita. Parole come solitudine, convivenza forzata, paura non sono più un fatto privato, ma una questione di massa. Ne abbiamo parlato con Sara Biondi, psicoterapeuta e psicologa dello sport.

Esiste una ricetta utile a combattere l’ansia e le preoccupazioni provocata dal virus?
La situazione di emergenza che stiamo vivendo non ha precedenti; di conseguenza, ansie e preoccupazioni legate al Covid-19 e alla condizione di quarantena possono diventare invalidanti.

La paura è un’emozione adattiva, che ci permette di reagire a stimoli pericolosi e minacciosi; in questa situazione, avere paura può metterci al sicuro dalla possibile infezione, spingendoci a rispettare le regole e le indicazioni che ci vengono date dal Ministero della Salute e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. D’altra parte, il rischio consiste nel cadere in forti ansie e sensazioni di panico, che possono avere conseguenze sulla salute, provocando un disagio fisico e psicologico nel lungo periodo di quarantena e nella fase successiva che affronteremo.

Alcune precauzioni possiamo prenderle, per evitare di cadere in visioni catastrofiste e ansiogene del presente e del futuro.

Evitare un’informazione eccessiva proveniente dai mass media, inerente l’emergenza COVID-19. Una indicazione che proviene dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è quella di moderare questo tipo di informazioni e fare riferimento esclusivamente alle fonti ufficiali, per non essere inondati di notizie che aumentano ansia e stress.

Considerare che avere paura è normale, ma non bisogna lasciarsi invadere, qualora emergessero anche preoccupazioni di tipo economico, lavorativo e sociale.

Rimanere in contatto con le proprie emozioni e condividere le proprie paure con le persone care può essere un supporto importante.

Qualora l’ansia e la sensazione di disagio diventassero importanti, è fondamentale rivolgersi a professionisti per comprendere quello che sta accadendo.

Una ricetta è difficile da definire, ma penso che ognuno di noi abbia bisogno di attingere alla cosiddetta negative capability, ovvero la capacità degli essere umani di rimanere nell’incertezza, nel dubbio, descritta dal poeta John Keats. Credo che sia esattamente quello che questa situazione ci richiede“.

Come si fa a non ammalarsi di solitudine?
In questo periodo di isolamento e cambiamento delle abitudini, è fondamentale ricostruire una propria routine quotidiana stabile e attiva. Le persone hanno bisogno di abitudini e di impegni strutturati. È necessario riorganizzare la propria giornata, rimanendo il più possibile attivi, sia a livello fisico sia intellettuale, e pianificando il tempo con attività necessarie (lavoro, spesa, gestione della casa, ecc.) e gli hobby, come cucinare, fare sport, leggere libri, poesie, guardare film, ascoltare musica ed eventuali corsi online.

Mantenere costanti le relazioni con amici, parenti e colleghi è un modo per sentirsi meno soli, chiedendo supporto qualora fosse necessario.

Partecipare alle molte attività gratuite che diverse associazioni culturali, palestre, professionisti di vario genere stanno offrendo sul web, può aiutare a costruire nuove relazioni e a coltivare passioni, trascurate in passato per mancanza di tempo.

È importante non lasciar scorrere la propria giornata con attività passive e non selezionate (abuso di social e televisione, condotte alimentari non sane, ecc.) che possono peggiorare la sensazione di inattività, ansia e solitudine.

Costruire una giornata ricca di impegni incrementa la sensazione di vitalità, imprescindibile per combattere il senso di vuoto e di incertezza“.

I social, croce e delizia. Come si gestiscono?
La questione dei social e le problematiche connesse è una tematica che ricercatori e, in particolare gli psicologi, stanno affrontando negli ultimi anni.

Nella situazione di quarantena i social, insieme al telefono, sono il modo per comunicare con il mondo esterno. Attraverso questi mezzi è possibile video-chiamare, rimanere in contatto e svolgere attività insieme ad amici, colleghi, parenti. Questo migliora la nostra condizione di solitudine, ma dobbiamo tener presente che l’abuso di questi mezzi e il loro utilizzo senza regolazione può avere un risvolto negativo: l’aumento dello stress ed un uso compulsivo generato dalla noia.

Diventa fondamentale moderare l’uso del cellulare e dei social, monitorando quanto tempo si trascorre su tali mezzi ed alternandoli ad altre tipologie di attività, meno passive. È importante interrompere l’uso dei dispositivi, anche spengendoli se necessario, mentre si è impegnati in altro: mangiare, conversare, leggere, vedere un film. 

La moderazione e una consapevolezza di sé stessi sono la strada maestra per una gestione equilibrata dei social e sono fondamentali per chi si occupa di bambini e gli adolescenti“.

Cosa possiamo fare per mantenere i legami d’amicizia e d’amore?
Le relazioni e la socialità sono tra le privazioni più significative di questa condizione di isolamento. Mantenere i legami è un obiettivo e uno strumento per affrontare questo momento.

Oltre al contatto continuo attraverso telefonate e video chiamate, una possibilità che i social (WhatsApp, Zoom, Skype, ecc..) ci offrono è di condividere, attraverso il video, momenti della giornata (l’aperitivo, il cucinare, ecc.) e attività da svolgere insieme, come allenarsi, leggere un libro, ascoltare o fare musica e così via. Questa modalità può diventare un’occasione per costruire nuove esperienze insieme e coltivare le relazioni di amicizia o sentimentali. 

Esprimere quello che stiamo vivendo, condividendo emozioni e paure è il modo più efficace per mantenere un’intimità con l’altro, seppur a distanza.

Gli atleti, anche quelli non professionisti, come possono combattere questa situazione di forzata inattività?
La quarantena ha imposto nel mondo dello sport un’interruzione forzata, unica nel suo genere, a tutti i livelli e tipologie di sport; basti pensare al rinvio delle Olimpiadi e dei Campionati Europei di Calcio. La difficoltà che atleti e tutte le persone coinvolte nello sport potrebbero vivere si fonda, soprattutto, sulla mancanza di una prospettiva e di un obiettivo a breve e lungo termine.

Quello che possono fare gli atleti è costruire, se possibile insieme ad allenatori e preparatori atletici, un programma di attività fisica da svolgere quotidianamente.

Molti atleti di livello internazionale organizzano tornei di playstation o partecipano a sfide, le famose challenges, per impegnare il tempo e rimanere attivi.

Inoltre, esistono molto tecniche di preparazione mentale, come visualizzazione, rilassamento, mindfulness e altre, da poter svolgere con il supporto di professionisti come lo psicologo dello sport, che possono sostenere sul piano cognitivo ed emotivo l’atleta.

Mantenersi in contatto con allenatori, staff e compagni di squadra, può costituire un aiuto contro il senso di mancanza e di vuoto dovuto all’impossibilità di partecipare alle proprie attività sportive.

Ritengo che allenatori, istruttori del settore giovanile, dirigenti debbano essere propositivi nel coltivare la relazione e coinvolgere i propri atleti a tutti i livelli, dai bambini agli atleti olimpionici. È un valore aggiunto che lo sport può dare“.

Quanto potremo resistere a questo isolamento?
L’essere umano ha una buona capacità di adattamento. Non avendo informazioni e ipotesi attendibili sulla durata della quarantena, è difficile fare previsioni. La questione su cui credo sia importante concentrarsi è: come resisteremo?  

Le reazioni all’isolamento variano molto e il modo in cui rispondiamo alla situazione condiziona la qualità della vita che riusciamo a tenere. Le vite delle persone sono cambiate in modi diversi, sulla base della continuità delle proprie attività lavorative o quotidiane. Coloro che riescono a proseguire le attività, anche solo in parte o in forme differenti, potrebbero subire in maniera minore questo cambiamento.

Coloro che devono affrontare grandi stravolgimenti della quotidianità, devono provare a ricostruire una nuova routine e non è un processo semplice. Dobbiamo pensare che tante persone sono nella medesima condizione e condividere può essere di grande supporto.

Nel complesso, molto dipende dalle risorse che ciascuno riesce a mettere in campo e dalla capacità di trasformare una situazione critica in un’occasione di cambiamento, innovazione e riflessione.  

La difficoltà principale è quella di gestire la mancanza di una progettualità chiara e l’incertezza su quello che succederà.

Rimanere nel qui e ora, ponendosi piccoli obiettivi quotidiani e coltivando le proprie passioni, può aiutarci a tollerare le nostre paure e angosce per il futuro“.

STEFANO NICCOLI

 

 

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