La Soffitta Spazio delle Arti di Sesto Fiorentino celebra la sua storia. Domenica 10 dicembre s’inaugura, infatti, la collettiva +50 incentrata su una selezione di opere che fanno parte del suo prezioso archivio storico.
Il titolo dell’evento dice da solo che la galleria del Circolo Arci-Unione Operaia di Colonnata ha superato un traguardo non scontato, quello dei 50 anni di attività. Per rivivere le infinite emozioni – questa è la mostra numero 435 – succedutesi da quel fatidico giugno 1964, quando la galleria iniziò la sua attività, Francesco Mariani, responsabile del gruppo La Soffitta Spazio delle Arti e presidente del Circolo Arci-Unione Operaia di Colonnata, e Claudio Bartoli, fotografo e membro storico de La Soffitta, hanno ideato un progetto pluriennale per raccontare questa straordinaria avventura di vita e di cultura. Ogni anno, infatti, sarà allestita una collettiva con opere di artisti diversi che hanno esposto dagli anni della fondazione ad oggi e che sono conservate nell’archivio storico della galleria.
Claudio Bartoli spiega dettagliatamente lo spirito del progetto.
“Quando nella vita si passano i cinquanta anni – scrive nel catalogo dell’evento – viene naturale un bilancio, o meglio di guardarsi indietro ogni volta che pensiamo al futuro. Questa soglia a metà di un secolo, a metà di una vita, a metà di un periodo, ci mette naturalmente nelle condizioni di farsi delle domande. Oggi, oltre che cercare una risposta, vogliamo farci una domanda: ‘Chi siamo effettivamente?‘.
Io credo che noi siamo ciò che siamo stati, ciò che il tempo ha condizionato le nostre scelte in un orientamento a funzione di quel vissuto che spesso diamo per scontato e che, involontariamente, ci ha segnato come in una specie di ipnosi regressiva. Questa regressione, questo riavvolgere la pellicola del nostro tempo, ci permette di rivivere quello che il passato ha sovrascritto e di rivivere il ricordo. Non una semplice rievocazione stando fermi sul presente, anche perché il presente è la somma e la stratificazione del passato, ma lo scavare in stratificazioni e rimandi ostaggi del presente. E non è facile e nemmeno conveniente per comprendere di cosa e come siamo fatti. Ci accorgiamo che la risposta, che stavamo cercando, non è altro che la somma di tutte le domande che ci siamo fatti e, il tempo è fatto di domande, una sopra l’altra e l’unica risposta che possiamo darci sono le interrogazioni che hanno costruito tutta la nostra ragione di vita.
Dopo oltre cinquant’anni – prosegue –, noi della Soffitta, vogliamo fare questa autoanalisi, questa ennesima riflessione a noi stessi come l’hanno fatta gli artisti che si sono succeduti in questa nostra storia. Invitiamo tutti voi a guardare le opere oggi esposte come una somma di domande e non come un risultato di ciò che è avvenuto. L’Arte, secondo noi, è l’esempio massimo del dubbio che ogni artista si pone realizzando un’opera. Una domanda continua su stesso, la quale si tramanda nel tempo indefinito che la vita di un’opera ha. Differente è l’uomo, esso muore e finisce il suo percorso di vita. Infatti alcuni degli autori oggi non ci sono più, ma le loro opere domande rimangono presenti. Oggi noi abbiamo il privilegio di vedere e sentire questi quesiti, questi dubbi nascosti dietro, dentro e fuori dalle opere, queste richieste occupano e riempiono lo spazio, il tempo passato, presente e futuro.
Queste opere non vogliono semplicemente descrivere qualcosa che è passato, vogliono aggiungere e ricordare punti di domanda, vedere nel futuro le possibili risposte e ulteriori richieste che gli artisti hanno contribuito a lasciarci. Quella che è stata la storia della Soffitta non è semplicemente un racconto a ritroso dall’archivio storico, e neppure vogliamo elencare nomi o eventi importanti. Ma vogliamo anche premettere che non sarà un museo in cui si ammireranno grandi e importanti opere donate o acquisite, o che possiate dirci ‘che bravi’. Quello che a noi interessa è far capire che tutto ciò che è stato fatto, sarà la base di uno sviluppo futuro di un patrimonio poetico e culturale che dalle nostre domande, le quali hanno reso palese la nostra filosofia seguiranno altre e infinite riflessioni.
Noi della Soffitta non siamo qui a fornire certezze, siamo a mettere a nudo ciò che gli artisti hanno lasciato. E non vogliamo fare da filtro o arrogarci il diritto di essere giudici delle opere. Per questo, le opere che vedrete non fanno parte di una scelta critico-stilistica, ma l’inizio di un cammino che vorremo ripetere ogni anno e che questa iniziativa diventi la nostra analisi del passato per capire il presente e il futuro delle possibili risposte.
Cercate di vedere queste opere come un percorso emozionale – conclude Bartoli –, come l’occasione per farvi affascinare dalle domande che suggeriremo. E per iniziare un percorso che andrà avanti grazie al confronto e alla libertà di fare e agire. E non cercate risposte, perché non ce ne sono. Le risposte spesso sono un punto di arrivo dove oltre la linea non c’è più niente. Le domande spesso sono il punto di partenza dove oltre la linea c’è tutto”.
Accanto alle opere selezionate per questo primo evento sarà proposto anche un video che vuole rappresentare il lavoro silenzioso e lento che ogni artista ha vissuto prima di produrre tutto il materiale esposto nelle sale. Si vedranno immagini prive di musica e commenti, con i soli rumori del lungo lavoro degli artisti che non è visibile ai visitatori, ma che racchiude il processo creativo. In terra ci saranno tutti i cataloghi e libri delle oltre 400 mostre, fatte nei primi 53 anni di attività.
Il taglio del nastro è fissato per domenica prossima alle ore 10,30. La mostra resterà aperta sino al 31 dicembre.
La Soffitta Spazio delle Arti
Buongiorno sono Barbara Mugnaini e cortesemente vi chiedo se avete notizie del pittore Michele Condor che expose presso di voi. Ha affrescato Il Cimitero della Misericordia e io sono volontaria presso questa Compagnia e sono pure nata a Sesto. Confido nella vostra gentilezza e invio cordiali saluti. Grazie.