L’affondo di Biagiotti: “Persi 6 milioni di voti, è stata una disfatta. Abbiamo sbagliato rottamazione, la gente ci odia”

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A distanza di poche settimane dal suo intervento nella direzione regionale del Partito Democratico, l’ex sindaco di Sesto Fiorentino, Sara Biagiotti, torna a parlare. Con toni duri, durissimi nel corso di un’intervista rilasciata a Concita De Gregorio per Repubblica. Vi proponiamo qualche passaggio:

C’era un sogno che si è visto sparire. Il più grande partito del centrosinistra europeo che perde sei milioni di voti non è una sconfitta: è una disfatta. Il minimo storico, ho controllato: nel 2001 i Ds presero più voti di oggi. In questi ultimi anni sono stata zitta, ma è stato un travaglio personale doloroso. Se ora parlo è perché penso che, se il Pd vuole risollevarsi, bisogna dire le cose che si sentono, sinceramente.

Cosa non ha funzionato della rottamazione? Riassumeva un’esigenza che tutti sentivamo da anni: andare verso il rinnovamento significava più equità, giustizia, trasparenza, merito, lotta alla corruzione, all’evasione. Non significava certo sostituire un gruppo di potere con un altro.

(…)

Solitudine dopo l’esperienza da sindaco? Solitudine politica. Ho toccato con mano la perdita delle relazioni umane nel partito. I rapporti di comunità si sono persi. Moltissime persone sono state lasciate sole. In tanti mi hanno scritto. Un partito che si è chiuso in gruppi sempre più ristretti invece che aprirsi, parlare, coinvolgersi.

Boschi e Bonafè? Mai più sentite. Non è successo niente, che è pure peggio.

Renzi? Sette mesi dopo la mia cessazione da sindaco, il 29 febbraio 2016. Ho chiesto io l’incontro per parlare della situazione di Sesto alla vigilia del voto. Era l’epoca della campagna referendaria. Lui era d’accordo sulla candidatura di un candidato che poi ha perso le elezioni, ma non è stato suo demerito. Nessuno ha voluto ascoltare la pressione dell’opinione pubblica contraria alle due grandi opere che il Pd aveva sostenuto, l’aeroporto e il termovalorizzatore. Ora il presidente della Regione, Rossi, lo stesso di allora, ha cambiato idea e l’impianto non lo vuole più fare. Poteva dirlo prima. Ci abbiamo perso la città. Un bel capolavoro. 

La rottamazione doveva fare spazio ai migliori. Non più sceglierti quelli che ti sono più fedeli. Devi circondarti di persone più brave di te. Se vuoi solo chi ti dice di sì, hai un consenso illusorio, prima o poi ti si ritorce contro. I fedelissimi ti fanno perdere il contatto con la realtà, ti danno sempre ragione. Non si può considerare chi dissente come un nemico: lo spirito critico è indispensabile. Invece ho visto denigrazione sistematica del dissenso, cinismo.

Ho scritto che la gente ci odia? Ho la sensazione che ho. Avevamo dato una speranza di cambiamento. Davvero c’era la sensazione di poter fare quel passo in avanti che in tanti volevano fare. Il fatto di non essere riusciti è stato percepito come un tradimento. Da noi non se lo aspettavano. Ci avevano creduto“.

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