A partire dal 1835 il Granducato di Toscana fu colpito da una pesante epidemia di colera. All’epoca l’impatto fu simile a quello recente del Covid.
Le conoscenze sulla modalità di propagazione delle infezioni batteriche erano ancora limitate: tra i luminari della scienza medica si aprì un’acceso e polemico confronto tra chi sosteneva che il vibrione del colera si diffondesse attraverso la respirazione di miasmi, e chi invece propugnava la corretta ipotesi del contagio. Strenuo difensore della diffusione per contagio fu il medico Pietro Betti, che divenne responsabile di tutti i lazzaretti del Granducato. Le sue teorie furono confermate decenni dopo da Robert Koch.
A Pietro Betti, prolifico autore scientifico e membro dell’Accademia dei Georgofili, è dedicato l’incontro di giovedì 23 novembre alle ore 18 presso la Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto. L’occasione è data dall’uscita del volume “Pietro Betti. Un importante medico mugellano tra Granducato e Regno d’Italia”, un’antologia curata e in buona parte scritta da Duccio Vanni, docente di Storia della medicina presso l’Università di Firenze.
Con l’aiuto della proiezione di numerose immagini intervengono a illustrare la vita di questo importante, ma troppo poco noto personaggio, Raimonda Ottaviani e Francesco Ranaldi, membri dei Comitati scientifici e storici della Croce Rossa.