“Seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da Covid-19 producono anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l’immunità”. Per il virologo Roberto Burioni che lo annuncia su Twitter è una “buona notizia” quella che arriva da uno studio cinese su ‘Nature Medicine‘, firmato da scienziati della Chongqing Medical University.
Buona notizia: seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da COVID-19 producono anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l'immunità. https://t.co/Y7U9B7yYsJ pic.twitter.com/BfiOxASlrP
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) April 29, 2020
“Un articolo in cui si mostra che 285 su 285 (100%) pazienti con Covid-19 sviluppano IgG contro Sars-CoV-2 entro 19 giorni dall’inizio dei sintomi clinici“, riassume dalla Emory University di Atlanta Guido Silvestri. Gli autori, si legge nello studio, segnalano “risposte anticorpali acute a Sars-CoV-2 in 285 pazienti con Covid-19“, su 285 arruolati. “Entro 19 giorni dall’esordio dei sintomi, il 100% dei pazienti è risultato positivo all’immunoglobulina G (IgG) antivirale“, il tipo di anticorpo normalmente responsabile della protezione a lungo termine contro un agente microbico. “La sieroconversione per IgG e IgM si è verificata contemporaneamente o in sequenza. Entrambi i titoli” anticorpali “di IgG e IgM hanno raggiunto il plateau entro 6 giorni dalla sieroconversione“. Secondo gli autori, per ora se ne può dedurre che “i test sierologici possono essere utili per la diagnosi di pazienti sospetti” Covid “con risultati Rt-Pcr (tamponi, ndr) negativi e per l’identificazione di infezioni asintomatiche”.
Il test usato in questo lavoro, precisa Silvestri in un commento su Facebook, “usa come antigeni la nucleoproteina di Sars-CoV-2 e un peptide della Spike“, la proteina-arpione attraverso cui il nuovo Coronavirus aggancia nelle cellule bersaglio. “Lo studio è importante – evidenzia il virologo italiano in forze negli Usa, co-fondatore con Burioni del Patto trasversale per la scienza – in quanto conferma che il nostro sistema immunitario monta una risposta anticorpale contro il virus. Risposta che con tutta probabilità, basandosi sui precedenti di Sars-1 e Mers, oltre che sui modelli animali di infezione da coronavirus, protegge dalla reinfezione o almeno dal ritorno della malattia. Come detto molte volte – precisa Silvestri – ancora non possiamo sapere quanto dura questa risposta (vi prego, non mi chiedete ‘perché non lo possiamo sapere?’), ma i precedenti con virus simili suggeriscono che dovrebbe durare almeno 12-24 mesi“.
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