“La quotazione in borsa – prosegue – va in tutta evidenza in contrasto con l’esito del referendum del 2011 che ha stabilito come la gestione dell’acqua debba essere pubblica. Trovo sbagliato, soprattutto in questo momento storico, intraprendere una strada che già in passato si è mostrata fruttuosa soprattutto per il privato a scapito della collettività e degli utenti. Sarebbe stato molto più utile approfondire altre modalità di approvvigionamento di risorse per gli investimenti, come obbligazioni e green bond che avrebbero consentito una gestione interamente pubblica dei beni comuni, sottraendola alle logiche del mercato e del profitto per pochi.
Con la scomparsa di Consiag si chiude una bella stagione di coraggio e protagonismo da parte dei Comuni – dice ancora Falchi – Nell’ultima notte dell’anno 1970, compiendo un atto senza precedenti, il sindaco di Sesto Oublesse Conti procedette all’esproprio e alla municipalizzazione della rete del gas, fino ad allora in mano ai privati. Da quell’azione, la prima del genere in Italia, nacque alcuni anni dopo Consiag, un consorzio tra Comuni sorto per portare acqua e gas in tutte le case, gestendo il servizio come un bene comune. Con la creazione della multiutility imbocchiamo invece una strada opposta che, con scelte sostanzialmente irreversibili, apre a prospettive di mercato per il futuro dei servizi nelle nostre comunità”.