Unipol andrà avanti a oltranza con i ricorsi su ogni singolo atto deliberato dagli enti pubblici che riguardi direttamente o indirettamente l’area di Castello, il terreno di 168 ettari ereditato dal colosso bolognese da Fonsai. Tutto questo succede – scrive La Nazione – non per una guerra dichiarata, ma unicamente per tutelare il patrimonio aziendale. Almeno finché non vengano creati i presupposti essenziali per sedersi a un tavolo e cominciare le trattative. Il tempo a disposizione comincia a scivolare via dalla clessidra, anche se il 2023, anno in cui scadrà la convezione tra Palazzo Vecchio e Unipol per l’area, è ancora distante. Ma la società assicurativa non potrà aspettare di arrivare a ridosso dei limiti: ci sono le licenze a costruire già in mano a Unipol che, via via, stanno decadendo.
Ma se ora fra Unipol e Comune e fra Unipol e Fiorentina ci sono solo rapporti di buon vicinato e dichiarazioni di disponibilità, ma nessun rapporto formale, almeno stando a ciò che si ascolta nei corridoi del gruppo assicurativo, quando si potrà davvero cominciare a trattare? La tessera necessaria, anzi indispensabile a far scattare il domino, è il via libera al masterplan che prevede l’ampliamento dell’aeroporto Vespucci. Per ora una storia infinita.
In buona sostanza, a determinare la paralisi dello sviluppo a Nord Ovest della città, c’è, anzi manca, il decreto di valutazione di impatto ambientale che dev’essere licenziato dal ministero per l’Ambiente, atteso da ormai due anni, tra rinvii per richieste di chiarimenti, ricorsi (anche quello dei comitati che, con il pronunciamento del Tar, nell’agosto scorso ha reso nullo il Piano territoriale della Regione) e necessità di approfondimenti tecnici. Nell’ultimo paragrafo del librone, nel marzo scorso, il ministro Galletti ha scritto che il prolungarsi dell’iter della Via, stavolta è dovuto alle attività tecniche di verifica aggiuntive che si sono rese necessarie sulla base di una richiesta pervenuta dall’Ente nazionale per l’aviazione civile.