17 marzo 1516 – Muore Giuliano de’Medici Duca di Nemours

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Chiesa di San Lorenzo
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

17 marzo 1516 – Muore Giuliano de’Medici Duca di Nemours

Grazie al matrimonio con Filiberta di Savoia, zia del re di Francia, Giuliano de’ Medici, ultimo dei figli di Lorenzo il Magnifico ricevette il titolo di duca di Nemours. Fu il primo dei titoli nobiliari ottenuto dalla casata e la prima parentela che s’instaurò con la casa regnante francese.

Nemours già allora era famosa per i papaveri che crescevano numerosi nei mesi di maggio e giugno e il cui succo veniva usato per tranquillizzare i bambini e per favorirne il sonno. Non è dato sapere se sia per questa peculiarità della cittadina francese, ma sta di fatto che nel monumento funebre dello stesso Giuliano de’ Medici è rappresentato anche un mantello di bulbi di papavero.

In effetti il sonno eterno per Giuliano giunse molto presto. Il 17 marzo 1516, a poco più di un anno dal suo matrimonio, morì presso la Badia Fiesolana. Nel 1520 Leone X commissionò a Michelangelo il monumento funebre del fratello che fu realizzato nella Sagrestia Nuova della chiesa di San Lorenzo insieme a quello del nipote, Lorenzo, morto nel frattempo.

Le spoglie di Giuliano si trovano all’interno di una cassa di marmo su cui giacciono due statue la Notte e il Giorno che rappresentano la riflessione sul trascorrere del tempo e sul destino umano. Sopra di loro la statua che ritrae Giuliano vestito come un condottiero romano. Qualcuno fece notare a Michelangelo la differenza tra le fattezze del ritratto e quelle reali di Giuliano, ma lo scultore, quasi mai ben disposto con la famiglia Medici, ebbe compito facile nel rispondere che nei secoli la memoria di Giuliano si sarebbe presto persa, mentre tutti avrebbero ricordato la sua statua. La statua della Notte fu oggetto anche di un epigramma di un celebre madrigalista dell’epoca, Giovan Battista Strozzi:

La notte che tu vedi in sì dolci atti
dormire, fu da un angelo scolpita
su questo sasso e, perché dorme, ha vita:
destala, e se no’l credi e parleratti   (GiovanBattista Strozzi)

Michelangelo rispose prontamente con una quartina che, forse, voleva sottolineare come il sonno fosse il motivo della serenità della notte, ma c’è chi ha voluto interpretare quei versi come un lamento per la libertà perduta: i Medici erano appena rientrati a Firenze e avevano imposto Alessandro come Duca.

Caro m’è il sonno e più l’esser di sasso,
mentre che ‘l danno e la vergogna dura.
Non veder, non sentir, m’è gran ventura
però, non mi destar, deh parla basso   (Michelangelo Buonarroti)

Daniele Niccoli

 

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