In questi giorni stanno uscendo molti dati tratti dalla edizione 2017 del rapporto sui rifiuti urbani, redatto da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Come comitato di cittadini che si batte contro la costruzione di un inceneritore che riteniamo inutile, antieconomico e dannoso per la salute pubblica e per l’ambiente, come ogni anno abbiamo analizzato il Rapporto. Da questo escono fuori tante informazioni interessanti e la conferma che le alternative esistono, funzionano e ci si auspica la loro attuazione.
Vogliamo qui focalizzare l’attenzione sul paragrafo di analisi dei costi in funzione della gestione del rifiuto e sul paragone con alcuni comuni nazionali e toscani.
Da un campione di 734 Comuni divisi in 5 classi di popolazione, ISPRA analizza i costi di gestione per i 3 insiemi di Comuni individuati per percentuale di raccolta differenziata raggiunta:
– insieme 1 con percentuali di Raccolta differenziata tra il 20% e il 40%;
– insieme 2 con percentuali di Raccolta differenziata tra il 40% e il 60%;
– insieme 3 con percentuali di Raccolta differenziata sopra il 60%.
In tutti e 5 i sottogruppi:
– l’insieme 3 risulta essere quello più economico, che vuol dire minor costo procapite annuo;
– l’insieme 2 è quello medio
– l’insieme 1 è invece quello dei Comuni in cui si ha un maggior costo procapite.
La stessa Ispra, prendendo quindi ad esame i comuni Italiani, ci dice e fa presente a tutti gli amministratori comunali che all’aumentare della percentuale di Raccolta Differenziata i costi di gestione dei rifiuto diminuiscono, e non aumentano come invece molti credono e dichiarano!
Altro aspetto interessante rilevato in questo paragrafo del rapporto Ispra è cheall’aumentare della Raccolta Differenziata diminuisce il quantitativo procapite di rifiuti avviati a discarica e a incenerimento, a favore degli impianti di Trattamento Meccanico Biologico.
Vero che anche questi impianti continuano ad oggi a loro volta a produrre in uscita una percentuale di rifiuti da avviare a smaltimento, ma sono già economicamente valide tantissime soluzioni orientate ad un ulteriore recupero di materia seconda. In questo quadro che si delinea, aiuterebbe ancor più spostare gli incentivi alle fonti rinnovabili concessi oggi all’incenerimento verso soluzioni di riduzione, recupero e riciclo. Questo spostamento di fondi è anche imposto dall’Unione Europea, cosa che l’Italia ha oggi sta disattendendo.
Vogliamo poi soffermare l’attenzione su alcuni dati specifici legati all’andamento della Raccolta Differenziata. Tralasciando Firenze dove si continua ad usare l’alibi “dei troppi abitanti”, della complessa struttura urbana metropolitana (palazzi, condomini) e del turismo per impedire l’attuazione delle alternative nella gestione rifiuti della grande città, focalizziamoci sui Comuni limitrofi a Firenze, sempre gestiti da ALIA, dove non ci sono alibi che tengano.
Abbiamo preso come casi studio questi 3 comuni intono ai 50.000 abitanti:
– Campi Bisenzio che nel 2016 contava 46.878 abitanti e che ha raggiunto un tasso di Raccolta Differenziata pari al 49.79%
– Scandicci che nel 2016 contava 50.515 abitanti e che ha raggiunto un tasso di Raccolta Differenziata pari al 49,62%
– Sesto Fiorentino che nel 2016 contava 49.060 abitanti e che ha raggiunto un tasso di Raccolta Differenziata pari al 60,24%.
Quindi nel 2016 nessuno di questi Comuni, come d’altronde gli altri dell’area metropolitana come Signa e Bagno a Ripoli, ha raggiunto l’obiettivo minimo del 65% di raccolta differenziata stabilito per legge, determinando un aggravio della TARI ai cittadini non per erronea attribuzione (vedi attuale vicenda emersa da una interrogazione parlamentare) ma dovuto a tributi speciali, addizionali e quantitativi di rifiuti indifferenziati “fuori legge” da smaltire.
Nello stesso anno:
– Parma che supera questi 3 comuni messi insieme, con i suoi 194.417 abitanti, ha raggiunto il 76.40% di Raccolta Differenziata.
– il comune di Trento, con i suoi 117.417 abitanti, ha fatto addirittura di meglio raggiungendo il 78,85% di Raccolta Differenziata.
Non mancano i buoni esempi anche in Toscana:
– il vicinissimo comune di Empoli (che ancora non era gestito da ALIA), con un numero di abitanti equivalente a Campi Bisenzio o Scandicci o Sesto Fiorentino, ha toccato addirittura quota 83,29% di Raccolta Differenziata;
– un altro comune toscano, Lucca, che che è da pochissimo tempo passato al sistema di raccolta basato sul Porta a Porta, ha raggiunto già quota 77,82% di Raccolta Differenziata nonostante i suoi 88.397 abitanti.
Noi crediamo che queste due prime notizie dovrebbero già da sole spingere le istituzioni regionali e le amministrazioni locali a fare un cambio di marcia netto rispetto alle politiche di gestione dei rifiuti perseguite negli ultimi 15 anni. Lo stesso ministro dell’ambiente, Galletti, qualche giorno fa è andato in visita a Forli per complimentarsi con il sindaco per la scelta fatta di uscire dall’ATO e abbandonare Hera come gestore dei Rifiuti. Forli e altri 12 comuni stanno infatti per dare inizio a una nuova avventura: il passaggio totale della gestione dei rifiuti a un sistema basato completamente sulla raccolta Porta a Porta e sull’applicazione della Tariffazione Puntuale.
Mamme No Inceneritore