Si è conclusa all’inizio di questa settimana, con l’uscita degli ultimi ospiti, l’attività del CAS presso l’ex hotel Gerlino, in via Mazzini. In vista della completa dismissione, i nuovi arrivi erano stati da tempo diradati e poi interrotti e i migranti indirizzati di volta in volta verso altre strutture del territorio individuate dalla Prefettura.
L’ex hotel era stato adibito a CAS nell’estate 2017, con il trasferimento al suo interno della cinquantina di migranti fino a quel momento alloggiati nei locali di via Fratti. A fronte di alcune preoccupazioni sollevate dai residenti della zona, i gestori avevano immediatamente promosso occasioni di incontro per favorire una convivenza positiva che fosse anche una occasione di coinvolgimento e integrazione. Grazie alla collaborazione di associazioni ed esercenti, i ragazzi sono stati destinatari di diversi progetti, con la possibilità di accedere ad attività sportive, culturali, di volontariato e teatrali, queste ultime culminate nello spettacolo “Parembolè” rappresentato nell’ambito della kermesse Sesto Mondo. Gli ospiti sono stati anche incoraggiati a costruire il proprio futuro partecipando a laboratori di orientamento e preparazione al mercato del lavoro e svolgendo servizi utili per la comunità che si sono aggiunti alle occasioni di conoscenza e scambio reciproco con tutta la città.
La straordinarietà di questa esperienza di accoglienza aveva ben presto richiamato l’attenzione della stampa nazionale e internazionale, arrivando, non senza sorpresa, a essere raccontata come un modello da seguire sulle pagine del quotidiano inglese The Guardian.
“L’esperienza del CAS del Gerlino nacque in un momento in cui il dibattito intorno all’accoglienza era esasperato nei toni e inumanamente strumentalizzato a fini elettorali da una precisa parte politica – afferma l’assessora alle Politiche sociali Camilla Sanquerin – Anche se il centro chiude soltanto oggi, i progetti di integrazione e le attività che ne avevano fatto un modello si erano, purtroppo, resi molto difficili già da tempo in seguito all’entrata in vigore dei cosiddetti Decreti Salvini che, tagliando le risorse destinate agli interventi educativi e imponendo modelli organizzativi irrispettosi della dignità umana (lenzuola di carta, divieto di cucinarsi i pasti…) hanno trasformato questi centri in una sorta di limbo in cui i richiedenti asilo sono costretti a non far niente in attesa di conoscere il proprio destino. Un ringraziamento sincero ai responsabili, alle operatrici e agli operatori del centro che hanno lavorato con passione e convinzione nella direzione dell’integrazione, e a Sesto Fiorentino, alla nostra città, che ancora una volta si è dimostrata accogliente e solidale. In questi tempi bui, la nostra è una storia da raccontare con orgoglio e che rivendichiamo come un esempio di accoglienza”.
Comune di Sesto Fiorentino