Mai partire sconfitti nella vita. Ecco l’insegnamento più importante di Stefano Gori, un atleta che non ha potuto fare affidamento sui suoi occhi per trent’anni, ma che, nonostante questo, è riuscito a vincere più di cento medaglie. Giovedì 13 Stefano, in occasione della Notte Bianca dello Sport, si è recato a Sesto Fiorentino, per esibirsi e condividere la sua storia. Tuttosesto.net ha scambiato due parole con questo podista esemplare.
Partiamo dall’inizio: chi è Stefano Gori?
“Stefano Gori è un atleta lucchese che purtroppo ha perso la vista quando aveva 24 anni, mentre all’età di 28 anni era completamente non vedente. Ho conosciuto questo sport (il podismo, ndr) da giovane, negli anni ’70 ero una promessa del calcio con ingaggi dall’Arezzo e dal Perugia, ma purtroppo ho dovuto interrompere questo percorso calcistico per via di un grosso infortunio alla caviglia, che mi ha tenuto fermo diversi mesi; da lì è saltato tutto, quindi la malattia visiva e un calvario lungo quattro anni che è sfociato nella cecità totale. Da quel momento in poi non mi sono chiuso, volevo reagire, sconfiggere la malattia: io dico sempre che la malattia ti sconfigge, ma poi tu devi essere più forte a reagire e a sconfiggerla”.
Sei dunque ripartito più forte di prima, a testimonianza di una grande volontà e forza d’animo. Complimenti.
“Anche perché volevo una rivincita su me stesso; visto che il successo mi era stato portato via appena ventenne, ho voluto tirar fuori gli artigli e ho combattuto con me stesso, riuscendo fortunatamente a conquistare diversi titoli italiani a livello paralimpico”.
Quindi, come ci hai spiegato, è nata questa tua passione per la corsa e ti sei tolto grandi soddisfazioni.
“Sì, io la corsa l’amavo, l’ho sempre amata. Ero un maratoneta, ho fatto mezzo fondo e fondo, poi ho trasferito tutto nella velocità. Questo mi ha gratificato tantissimo, perché ho fatto vedere agli altri, più che a me stesso, che si può fare, possiamo uscire fuori e avere il nostro successo, a dimostrazione delle nostre forze. Un impegno a 360 gradi”.
I tuoi ultimi successi?
“Il 2018 è cominciato molto bene, dato che sono arrivati tre titoli italiani paralimpici ai campionati indoor ad Ancona, titoli che poi sono aumentati a giugno a Bergamo, altri due titoli italiani nei 100 e nei 200; queste vittorie mi hanno portato a 76 titoli paralimpici. A parte questo, ho nel cuore l’atletica; ho iniziato a gareggiare per due società lucchesi, il CSI e il Centro Nazionale Italiano e anche la Libertas di Lucca e anche qui mi sono dato da fare vincendo tre titoli a Tivoli per la Libertas e quattro titoli due giorni fa a Trento per il CSI”.
Quali sono i tuoi i progetti futuri?
“Beh, il mio sogno sarebbe raggiungere un obiettivo nella scherma perché sono due anni che partecipo con la TBB di Lucca, con Roberto che è il mio maestro, vorrei dare soddisfazioni anche a loro. Il prossimo impegno è proprio il 22 di settembre a Lucca, una dimostrazione; l’obiettivo è raggiungere i campionati italiani, quest’anno non ho partecipato per via della concomitanza dell’atletica leggera, così ho rinunciato alla scherma anche perché ero meno preparato, mentre con l’atletica sapevo di poter ottenere un risultato positivo. Comunque cerco di dedicarmi anche alla scherma. Obiettivo nell’atletica invece è continuare a sognare come ho sognato fino adesso”.
A chiusura della nostra chiacchierata ecco una metafora, presa proprio dal calcio, lo sport della tua giovinezza: dopo un primo tempo chiuso in svantaggio contro la malattia, ti sei rialzato e stai completando una bellissima rimonta.
“Certo, mai partire sconfitti nella vita. Nella vita bisogna avere una reazione di vittoria. Questo è un insegnamento a tutte le persone, non solo ai diversamente abili; lo dico anche ai ragazzi giovani, che hanno la normalità nelle proprie possibilità, di prenderla come un divertimento. Poi piano piano si cresce, e piano piano sappiamo noi dove vogliamo arrivare. Se l’obiettivo è ben predisposto, anche il giovane si toglierà tante soddisfazioni, altrimenti rimarrà soltanto un sogno, ma comunque un grande divertimento nel mondo dello sport”.
FEDERICO TARGETTI