Calenzano: lo spettacolo “Tru” al teatro Manzoni

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Venerdì 21 febbraio e sabato 22 febbraio alle ore 21.15 al teatro Manzoni in via P. Mascagni 18 a Calenzano andrà in scena lo spettacolo “TRU” di Jay Presson Allen, traduzione di, Francesco Merciai, con Francesco Merciai, regia di Lorenzo degl’Innocenti, produzione di Macchina del Suono

Nato a New Orleans nel 1924, Truman Capote fu cresciuto per un periodo da zie e cugini in Alabama dopo che suo padre e sua madre – appena sedicenne alla sua nascita – lo abbandonarono. Alcuni ipotizzano che queste esperienze abbiano contribuito alla sua voce acuta e infantile. Di certo influenzarono la sua scrittura e la sua tormentata vita personale.
Fu uno scrittore prolifico (Colazione da Tiffany, A sangue freddo e numerosi racconti) e, secondo molti, “un piccolo uomo strano”. Sapeva essere un amico leale, ma anche tradire pubblicamente chi gli stava vicino. Affogò i suoi dispiaceri nell’alcol e nelle sigarette, e in seguito aggiunse tranquillanti e cocaina. Morì nel 1984 all’età di 59 anni, e Preghiere esaudite – il libro chiave nella trama dello spettacolo – fu pubblicato postumo nel 1987.

Francesco Merciai, da solo in scena, veste i panni di Truman Capote in TRU, opera del 1989 di Jay Presson Allen ispirata alla vita e alle opere dello scrittore americano, andata in scena a Broadway per oltre 290 repliche. La prima assoluta della versione italiana di TRU, curata nella traduzione dallo stesso Merciai e diretta da Lorenzo Degl’Innocenti, sarà al Teatro Manzoni venerdì 21 e sabato 22 febbraio alle ore 21,15.

La storia si svolge nel dicembre 1975. Truman Capote ha da poco pubblicato su Esquire Le cote basque, un capitolo di quello che dovrebbe essere il suo nuovo romanzo, Preghiere esaudite. Le donne descritte in quelle pagine al vetriolo sono le stesse che frequenta da anni a New York, da Babe Paley a Marella Agnelli, e i segreti su cui spettegolano sono i veri scheletri nell’armadio dell’alta società americana. L’ex modella Anna Woodraw, che si era riconosciuta in uno dei tanti pettegolezzi trascritti in quelle pagine, arriva a suicidarsi. La reazione dei ricchi e potenti (ex) amici è immediata: Capote viene ostracizzato e cacciato da tutti i salotti che tanto ha amato. In una spirale di bugie, alcol, droghe, ricordi e confessioni, Jay Presson Allen fa dire al suo Truman Capote tutto ciò che, probabilmente, ha pensato in quei giorni difficili, anticamera di un vortice di autodistruzione che lo porterà a diventare un paria sociale e una vera e propria leggenda.

In scena, con il suo bicchiere di vodka sempre a portata di mano, Capote parla al telefono e registra la sua voce per un biografo. Si sfoga sulla fama, sulla lealtà e sulle amicizie spezzate. Non comprende perché il suo circolo sociale sia così scioccato dal fatto che abbia usato le loro indiscrezioni come materiale per il suo libro. Dopotutto, è uno scrittore: “Sono un artista, sto scrivendo un capolavoro, e loro si sbagliano.”

Un monologo a metà tra la commedia e il dramma dove, oltre allo scrittore cinico e salottiero, viene messo in scena anche l’uomo con tutte le sue fragilità.

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