“Venti chilometri al giorno”: pensieri e riflessioni che accompagnano il cammino (21)

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Venti chilometri al giorno
Venti chilometri al giorno - TuttoSesto dicembre 2024

Cammina, cammina
Quante scarpe consumate
Quante strade colorate
Cammina, cammina

Vanno verso nord, disegnano confini
Scendono poi a sud, segnando destini
Rimangono nel cuore quelle strade sotto il sole
Bello è ritornare, ma andare forse è meglio
(I Nomadi)

Fine della pista. Sono giunto al termine delle mie camminate per le vie di Sesto.

Ventuno tragitti durante i quali sono transitato su 174 delle 546 strade del Comune di Sesto Fiorentino per un totale di 125 chilometri percorsi

Di queste camminate rimangono in eredità molti quesiti insoluti. Motivo in più per riprendere a studiare il territorio e i sui abitanti. Di oggi e di ieri.
Come direbbe Guccini alla fine non sono che
“un eterno studente
perché la materia di studio sarebbe infinita
e soprattutto perché so di non sapere niente”

E quindi si riparte. Lo testimoniano le scarpe nuove della foto.

Tra le domande senza risposta molte riguardano la toponomastica. Alcuni nomi di uso comune non trovano spiegazione neanche nei testi fino ad ora pubblicati.

Nomi come Segaia, Puzzo, Chiuino, Fette, Tonietta a cosa devono la loro origine?

E cosa dire dei nomi singolari dei pontI sestesi come il ponte alle Volpi, il ponte Lupaio, il ponte al Buco, il ponte all’Amore e il ponte di Spartimoglie?

E poi i romitori di Morello, i segreti dello stemma del Comune, la numerazione al contrario di via Gramsci e così via. La materia di studio è veramente infinita.

Un commento ricevuto però mi ha spinto ad accelerare le ricerche su una questione specifica. Si tratta del Parco della Rimembranza in piazza Edmondo de Amicis.

Senza la presunzione che le mie ricerche siano esaustive vi riporto di seguito quello che ho trovato.

Stando ad un opuscolo pubblicato durante il Ventennio “Le opere del Comune nel primo decennio dell’era Fascista” la sistemazione del Parco della Rimembranza risale al 14 aprile 1924. Il costo dell’operazione fu pari a 5.438 lire. La notizia è riportata nell’elenco iniziale dell’opuscolo stesso ma non fornisce ulteriori dettagli sulla composizione del Parco.

Qualcosa di più emerge da “Battaglie fasciste”, organo della Federazione fascista fiorentina. In un articolo del 15 maggio 1925 si parla di “mastodontico gabbione” in cui erano “allineati i simboli degli eroi scomparsi muniti della fascetta smaltata indicante le loro generalità”.
Era questo dunque il Parco della Rimembranza? Sì, ma forse non solo.
Nello stesso articolo si dice infatti che “gli alberi dei parchi della Rimembranza personificano spiritualmente gli eroi”.
Sarà stato quindi un legame solo spirituale o il collegamento con i caduti in guerra era passato da un atto ufficiale?

Qualcosa di più ci dice l’articolo del 7 marzo 1925 pubblicato sullo stesso giornale. In questo caso si va più nello specifico e si sostiene che “Ogni albero porta il nome e cognome di un eroe figlio del nostro popolo, personifica la giovinezza scomparsa per sempre dalle cose terrene”

Sembrano parole definitive, ma se riprendiamo l’opuscolo sulle opere fasciste a Sesto la questione torna in ballo. Nel testo in questione si afferma che nel 1932 “il terreno che era stato adibito a parco della Rimembranza fu spianato lasciando posto ad aiuole, lampadari e panchine”.

Questa affermazione fa pensare che il parco della Rimembranza occupasse solo una porzione della piazza (il citato gabbione?) e che la dedica ai caduti potesse essere solo un atto di propaganda. Di sicuro gli alberi non furono abbattuti.

Come detto la ricerca non è completa ma se non altro è documentata. Chi è interessato può fare le proprie considerazioni.

Una cosa è certa, i fascisti sestesi non furono mai contenti di come la cittadinanza aveva accolto la realizzazione del parco. Questo è, infatti, ciò che si legge sempre su “Battaglie fasciste” del 7 marzo 1925.

Questo luogo di lutto e di gloria non avremmo mai potuto credere che rimanesse indifferente a chi dovrebbe nel ricordo dei propri cari trovare il conforto che il sacrificio fatto non fu vano (…) ogni sera tutta la riconoscenza dei superstiti, e l’affetto delle famiglie degli eroi dovrebbero consacrare nel più grande raccoglimento. Niente di tutto questo… Chi per combinazione transita dalla Piazza De Amicis e volge lo sguardo verso il Parco della rimembranza si persuade che nessun pensiero da parte degli interessati diretti viene dimostrato.

Non un fiore è stato posto a questi umili eroi all’infuori delle corone che i benemeriti comitati ed associazioni Patriottiche locali depongono (come di dovere) nelle date di ricorrenza storica.

Si ricordino tutti gli interessati che la idea grossolana di credere che recarsi nel Parco della rimembranza a portare un fiore od a recitare una preghiera per i propri cari sia un atto ridicolo perché si trovano di fronte ad una pianta è cosa obbrobriosa per chi conosce il significato di questa santa iniziativa.

Mamme, spose e figli di morti in guerra recatevi spesso in quel luogo di dolore e di gloria e sotto quelle piante che rappresentano i vostri cari dite loro che i buoni ed i forti li ricordano e che mai permetteranno che il loro sacrificio cada nell’oblio più vergognoso.

Ricordatevi che essi lasciarono la vita per dare a noi una Patria più grande e rispettata, che morirono con il vostro nome sulle labbra e che da noi attendono la massima riconoscenza, da voi la presenza nei luoghi ove essi vivono in spirito. Ci auguriamo che da ora in avanti il Parco della Rimembranza cessi di essere dimenticato e che invece sia di frequente visitato da chi di dovere.

Ciò che emerge dai documenti citati è che il Parco della Rimembranza nasce e muore in epoca fascista e questo mi conduce ad una personalissima considerazione:

La realizzazione di un parco in memoria dei caduti di “quell’inutile strage” (cit. papa Benedetto XV) che fu la Prima Guerra Mondiale fu sicuramente meritoria.
Il fatto che fosse proposta e realizzata dai governanti fascisti molto meno. Capo di quel partito infatti era quel Benito Mussolini che nel 1914 in un batter d’occhio aveva cambiato idea sulla partecipazione italiana alla guerra ed era diventato uno dei più ferventi interventisti.
Io credo che per quei poveri sestesi, e non solo per loro, sarebbe stato molto meglio non mandarli in guerra invece che creare per loro un parco alla memoria.

Buon Natale a tutti

Daniele Niccoli

 

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