Sono passati nove mesi dall’abbattimento degli alberi in viale XX Settembre, operazione propedeutica all’interramento dell’elettrodotto.
Il Comitato per la tutela degli alberi di Sesto Fiorentino ritorna sulla questione con un duro comunicato nei confronti dell’amministrazione comunale accompagnato da un video che ha, come sottofondo, la canzone “Povera patria” di Franco Battiato:
“L’abbattimento dei 52 alberi nel viale XX Settembre, che pareva essere una questione esclusivamente ecologista, sta rivelandosi una questione ben più profonda. La ricerca meticolosa e capillare del Comitato per la tutela degli alberi di Sesto Fiorentino ha portato a svelare il DNA di una maggioranza, privo degli elementari caratteri di Democrazia nonché dei valori culturali e ambientali. Cose queste, che non si apprendono sui libri né si mascherano con un sorriso.
Dispiace toccare con mano, la superbia incarnata nel rifiuto di confronto, nell’annunciare senza preavviso sufficiente un’assemblea importante per la città, nell’indisponibilità a informare i cittadini anche nel quartiere, nel redigere documenti amministrativi in modo fuorviante, nella più volte mancata consegna di atti richiesti, nell’ipocrisia delle risposte fornite tramite l’ufficio relazione con il pubblico (URP), nell’evasività delle risposte degli assessori, nella supponenza di gestire il potere non in nome del bene comune, ma del diritto carpito ai cittadini illusi dalle promesse elettorali.
Dopo 9 mesi dal taglio sciagurato dei 52 alberi, questo Comitato denuncia la vergogna di vedere il viale XX Settembre devastato e senza prospettiva alcuna di una soluzione. Le immagini del video da noi pubblicato mostrano come ancora tutto sia abbandonato in attesa di chissà quale progetto. 9 mesi in cui quegli alberi avrebbero potuto restare in piedi senza subire danni alle radici se il lavoro di interramento fosse stato realizzato secondo la progettazione della società Terna S.p.A. e non in base alle modifiche pretese dal Comune di Sesto Fiorentino per realizzare una pista ciclabile di cui ancora oggi non esiste nessuna traccia di progettazione.
Siamo fortemente preoccupati per i prossimi lavori annunciati nel viale Machiavelli, viale Giulio Cesare e in tutta l’area Ginori, che stravolgeranno in modo irreparabile ancora quel poco di verde urbano rimasto, come se davvero la massima aspirazione per l’amministrazione comunale sia la trasformazione della città in quel che “allegramente” definiscono “Sestograd”.
Non mancano purtroppo in città gli esempi di come anche i progetti urbanistici recenti richiamino ad una cultura lontana e più simile ai paesi dell’Est che alle meraviglie che i nostri avi ci hanno lasciato. Basti guardare quel triste giardino di via Cavallotti, a due passi da quello che dovrebbe essere il centro propulsore di un rinnovamento annunciato in nome della “bellezza”.
Una Sesto che non potrà mai esser “bella” senza i suoi alberi e la cultura storico-identitaria che essi rappresentavano.
Una Sesto che non potrà mai esser “bella” se le soluzioni ai problemi della città sono soltanto a base di catrame e di cemento non solo dove la bellezza è espressione della natura ma anche laddove l’arte, generata da mani umane, resiste raccolta in un museo.
Delle ‘magnifiche sorti progressive’ promesse, resterà solo il riflesso specchiato di un ‘secol superbo e sciocco’”.