Mamme: “La Regione ha detto no all’inceneritore, ma è proprio tutto finito?”

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Mamme No Inceneritore

Il 7 marzo scorso la Regione Toscana si è espressa sulla istanza presentata dalla società Q.tHermo di rinnovo della Autorizzazione Unica alla realizzazione dell’inceneritore di Firenze (cosiddetto termovalorizzatore) con un DINIEGO e con argomentazione TOMBALE:

– Come stabilito nella sentenza 3109/2018 del Consiglio di Stato, gli interventi di mitigazione (ndr i cosiddetti Boschi della Piana) sono condizione necessaria e imprescindibile per mitigare l’impatto ambientale e sanitario del termovalorizzatore e la loro realizzazione deve PRECEDERE quella dell’impianto, per garantire che all’accensione del medesimo i boschi già presentino un certo grado di sviluppo (15-20 anni???) idoneo ad assorbire le emissioni di inquinanti.
– il progetto dei Boschi della Piana, a suo tempo approvato dalla Provincia di Firenze, non può essere più realizzato in quanto insistente sulla medesima area interessata dal Master Plan di ampliamento dell’aeroporto di Firenze
– gli interventi di rinaturalizzazione previsti nel Master Plan aeroportuale riguardano un progetto completamente distinto di cui non è stata verificata l’equivalenza funzionale rispetto agli effetti di mitigazione previsti nella VIS (Valutazione di Incidenza Sanitaria) per l’inceneritore e la cui tempistica di realizzazione è incompatibile con il rilascio dell’autorizzazione richiesta per l’inceneritore
– è ONERE del proponente Q.tHermo presentare un nuovo progetto di opere di mitigazione funzionalmente equivalente ai boschi indicati nella VIS del 2005 ma con una rivalutazione complessiva della situazione ambientale e sanitaria che tenga conto degli effetti cumulati delle infrastrutture presenti e eventualmente previste nell’area
– è stato richiesto da Q.tHermo un TITOLO ABILITATIVO SBAGLIATO, facendo appunto Q.tHermo erroneamente riferimento alle autorizzazioni previste ai sensi dell’art.12 del dlgs n 387/2003 che riguardano gli impianti che bruciano almeno il 50% di biomassa; un impianto che preveda di bruciare il 100% di rifiuti indifferenziati urbani non soddisfa questo requisito.
QUINDI LA REGIONE TOSCANA NEGA L’AUTORIZZAZIONE: L’INCENERITORE DI FIRENZE, salvo sorprese, SEMBRA MORTO, ma, ahinoi, c’è sempre un MA… qualcosa emerge come uno ZOMBIE dalla tomba del termovalorizzatore e la diabolica resurrezione viene preannunciata in questo articolo

 

“Inceneritore addio, al suo posto arrivano impianti di produzione del CSS. Le carte sono top secret ma i primi dettagli trapelano: niente più termovalorizzatore nell’Ato centro ma stabilimenti per il trattamento dei rifiuti solidi urbani tramite una lavorazione che porti alla produzione di combustibile solido secondario (CSS) in grado di essere riutilizzato dalle centrali elettriche, dai cementifici, in parte dall’industria o dagli stessi inceneritori. “

Il CSS non è altro che il rifiuto proveniente dal cassonetto dei rifiuti indifferenziati a cui viene sottratta grossolanamente la frazione organica e altro materiale non combustibile (metalli,vetro,inerti). Se poi ha un basso contenuto in Cloro e Mercurio può ambire ad essere classificato come CSS End Of Waste, ossia un combustibile vero e proprio che ha un valore di mercato e può quindi essere venduto a cementifici, centrali termoelettriche, inceneritori etc ; altrimenti rimane un rifiuto e si deve pagare per smaltirlo in discarica o in inceneritori.

La soluzione prospettata dal presidente Rossi e dalla sua giunta può quindi sembrare economicamente interessante se si ignorano i vantaggi economici di una gestione virtuosa dei rifiuti. E può persino essere contrabbandata come sostenibile se ci se ne strafrega dell’impatto ambientale dell’incenerimento sui territori e sulle persone, alla faccia dell’economia circolare, del cambiamento climatico e dei giovani che si sono mobilitati per i FridaysForFuture.
La strada da percorrere e di minor impatto su clima, ambiente e salute è nota: separare al meglio i materiali alla raccolta, “obbligando” i Comuni a dismettere i sistemi a cassonetto e introducendo massivamente le raccolte domiciliari, ossia il Porta a Porta, magari anche con tariffazione puntuale per premiare chi produce meno rifiuto indifferenziato (cosiddetto non riciclabile) e per penalizzare chi ne produce di più. Se invece ancora si pensa alla realizzazione di impianti di produzione CSS è chiaro che si vuol continuare a distrarre materiali altrimenti riciclabili a favore delle lobbies dello smaltimento rifiuti o del cosiddetto recupero energetico.
BASTA con i MORTI VIVENTI! Grazie al sale dei giovani scesi in piazza venerdì scorso l’incantesimo infernale potrebbe essere spezzato.

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